La vicenda Toti e la presunzione d’innocenza
La vicenda Toti è nota a tutti
Il governatore della Liguria è accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio e, ad un mese dalle elezioni europee del 9-10 giugno 2024 è stata data esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari (coercitive ed interdittive) personali e reali emessa dal gip , su richiesta della Procura depositata il 27 dicembre 2023 nei confronti del presidente della Regione finito dunque agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta in cui sono 25 gli indagati e 10 i destinatari di misure cautelari, compreso appunto il presidente della Regione Liguria.
Oltre 600 le pagine dell’ordinanza emessa dal GIP di Genova Paola Faggiani, al termine delle indagini della Guardia di Finanza, durate circa 4 anni
In estrema sintesi, secondo gli inquirenti Toti avrebbe accettato dagli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli “le promesse di vari finanziamenti e ricevuto 74.100 euro” tramite il Comitato Giovanni Toti. In cambio dei finanziamenti, è l’ipotesi dell’accusa, Toti si sarebbe impegnato ad “agevolare” e “trovare una soluzione” in favore di Spinelli, il quale era, secondo il GIP, “perfettamente a conoscenza della necessità di denaro da parte di Giovanni Toti in concomitanza con le competizioni elettorali “.
Non solo
Pochi giorni fa nei confronti del governatore è stata disposta un’altra misura cautelare -sempre gli arresti domiciliari- per l’accusa di finanziamento illecito: il caso è quello legato agli spot elettorali, pagati sottobanco da Esselunga, secondo l’accusa, e proiettati sul maxi schermo di Terrazza Colombo.
Immediato il processo mediatico, con l’opinione pubblica, fomentata dall’opposizione, che ha già deciso per la colpevolezza del governatore, con buona pace della presunzione d’innocenza di cui alla nostra Carta Costituzionale (chiamata in ballo solo quando fa comodo, ca va sans dire) e che chiede a gran voce le dimissioni dello stesso.
Come sottolineato dal ministro Nordio prima, dal legale del governatore avvocato Savi poi, stupisce la “tempistica” delle misure cautelari, disposte la prima a distanza di anni dai fatti contestati e la seconda addirittura in presenza di misure cautelari già in essere
Immediata la richiesta di revoca della misura cautelare, formulata dalla difesa del governatore davanti al Tribunale del Riesame, e supportata dall’autorevolissimo parere del prof. Sabino Cassese, secondo il quale la misura adottata non risponde al criterio della ragionevolezza e proporzionalità desunto dall’articolo 3 della Costituzione: “ la misura cautelare adottata appare per questo motivo irragionevole, dovendo necessariamente il giudice rispettare l’obbligo di operare una ponderazione tra la gravità del reato, l’esigenza di continuità del funzionamento degli apparati pubblici, il rispetto della volontà popolare esercitata attraverso le elezioni e i diritti dei terzi che rimarrebbero coinvolti dalle eventuali dimissioni rese necessarie per il carattere non temporaneo dell’assenza del titolare di un organo di vertice della regione, che gli impedisce lo svolgimento delle funzioni pubbliche di cui è investito”.
Di analogo tenore l’opinione di uno dei massimi studiosi e docenti di diritto penale, il prof. Giovanni Fiandaca, secondo il quale siamo davanti ad un intervento a gamba tesa della magistratura nella politica
“Mi sembra si sia di fronte a una forma di prevaricazione da parte della magistratura
rispetto alla libertà e al dovere di esercizio di una funzione pubblica. Ha ragione Cassese nell’evidenziare che non c’è sufficiente rispetto per l’esercizio della pubblica funzione”.
L’ufficio del GIP ha respinto la richiesta di revoca della misura cautelare applicata, ritenendola “proporzionata alla gravità dei fatti e adeguata in relazione al grado elevato di esigenze cautelari da soddisfare”
“Più che una decisione del tribunale del Riesame, sembra di leggere un temino scolastico, in cui si spiega qual è la gravità di un reato contro la Pubblica amministrazione commesso da un funzionario pubblico, con considerazioni alquanto generiche”, scrive in proposito il prof. Fiandaca.
E non possiamo che essere d’accordo
Sui singoli fatti e la relativa rilevanza penale saranno i giudici ad esprimersi.
Quello che qui preme evidenziare è che siamo di fronte, ancora una volta, al quel meccanismo perverso, “collaudatissimo dal 1992, per cui si può senza particolare sforzo stringere e costringere l’avversario politico nel vicolo cieco della confessione e delle conseguenti dimissioni”, per dirla con Capezzone.
Nell’ambito del processo mediatico in corso, il governatore Toti ha avuto modo di far sentire la propria voce con un suo memoriale e con una lettera pubblica indirizzata al suo avvocato
Questo uno stralcio, assai significativo: “Vedo come una liberazione oggi poter ridare la parola agli elettori, perché sono certo che sapranno giudicare quello che è stato fatto fino ad oggi e sceglieranno per continuare a vivere e lavorare in una Liguria libera, che guarda al futuro con ottimismo, che premia l’intraprendenza, che rivendica un ruolo in Italia.
E deluderanno chi, sciacallescamente, dimenticato ogni principio giuridico civile, cavalcando sospetto, odio ed invidia sciale, agogna a riacquistare un ruolo, sull’onda delle carte bollate e non dei programmi. Non vedo l’ora, ma la Presidenza di una Regione non è un bene personale. È un patrimonio collettivo. Di chi l’ha votata, di chi l’ha sostenuta, di coloro che si sono spesi per una avventura politica.
Ho sperato, e spero ancora, che giustizia e politica possano rispettare i propri ruoli e le proprie prerogative
Che, mentre i Pm legittimamente indagano, la politica, con le sue regole, i suoi riti, le sue aule, possa fare le proprie considerazioni per il bene comune. Sembrano regole astratte, ma si chiamano Democrazia.”
Ed è in nome della democrazia che ricordiamo, ancora una volta, come la presunzione d’innocenza debba valere per tutti, indipendentemente dall’appartenenza politica e dalla posizione ricoperta.
Bene farebbe dunque, il governatore a non dimettersi, proprio in nome del principio di non colpevolezza e dell’autonomia dell’agire
politico.
Non sappiamo quali saranno i prossimi sviluppi giudiziari né quale sarà la decisione che il governatore maturerà, dopo aver parlato con i propri referenti politici
Certo è che vicende come quella del governatore Toti evidenziano, ancora una volta, tutta l’urgenza di una riforma della giustizia che il governo, finalmente, ha intrapreso.
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