La Cupola e gli spalti. Al centro, incombente, oppressiva, uniforme, la Cupola esprime in video, in audio, sui giornali, la Voce del Padrone; il tema a senso unico sia esso la pandemia, la guerra, il voto francese; ai bordi in basso, gli spalti non aderiscono alla “narrazione” unilaterale e ideologica imposta dalla Cupola ed esprimono altre opinioni, cercano fonti alternative d’informazione e di orientamento, sentono di essere pressati sotto una vera e propria Macchina del Consenso.
Sono outsider, provengono da mondi e culture politiche diversi, a volte sono studiosi, inviati, intellettuali che hanno un polso diverso della situazione; più spesso è gente comune, che però non vuole rinunciare all’uso dell’intelligenza e del pensiero libero, al senso critico. Oltre loro c’è inevitabilmente chi estremizza, chi sposa un manicheismo rovesciato rispetto a quello somministrato dalla Cupola, ha posizioni infantili e complottiste, deduce controstorie da piccoli indizi, voci non confermate.
Mainstream
Ma gli uni e gli altri vengono assemblati dalla Ditta in una sola risma, la gente si fa gentaglia, se non marmaglia. E coloro che articolano un ragionamento con argomenti seri e pacati, coloro che si limitano anche a esprimere dubbi ragionevoli, a non accontentarsi delle versioni ufficiali e degli uffici propaganda all’opera nella guerra, nel voto come ieri nella pandemia, vengono stoccati in due categorie da macero: quelli di destra, di cui non conviene neanche parlare, se non quando entrano nella cronaca giudiziaria, sono ritenuti civilmente morti, e da prima;
e quelli di sinistra, che avendo assunto posizioni difformi rispetto al Mainstream, all’Establishment, insomma alla Cupola, vengono trattati come casi clinici con improvvisi problemi mentali, menti soggette a processi degenerativi. Come un tempo si mandavano i dissidenti in manicomio, così oggi non potendo accettare che un intellettuale di sinistra possa esprimere argomentazioni difformi dalla Cupola, lo si attacca e deride come uno che sta vaneggiando, ha perso la bussola, o al più è uno stravagante.
Giornale Unico
È ridicolo leggere editoriali, rubriche o sentire commenti della Ditta (i suddetti menano in gruppo, pensano in clan): sono sempre denunce contro ignoti; se la prendono coi “negazionisti”, così definiti ieri in tempo di virus come oggi in tempo di guerra, ma non si riesce a capire a chi si riferiscano. Usiamo omeopaticamente lo stesso metodo con loro, non citando nessun clone; ma basta sfogliare il Giornale Unico per vederli bene in vista, tutti allineati e coperti, con l’elmetto e il dito armato (digitali da guerra). Diventa oro colato per loro anche l’alternativa infelice di Draghi tra la pace e l’aria condizionata: ma i draghi sono pecilotermi, come tutti i rettili, non hanno problemi termici (immagino Draghi in tv con la maglietta di Zelensky, per mostrarsi solidale e termo-autarchico).
Nella Cupola mezzo popolo si rifugia come sotto un guscio protettivo. Mezzo popolo invece no, avverte il soffocamento. O per dir meglio, la popolazione si divide in più fasce: i convinti ripetitori di tutto quel che somministra la Gazzetta Ufficiale della Cappa; i perplessi, che però per prudenza e quieto vivere ne accettano i verdetti e vi si attengono; gli struzzi, che mettono la testa sotto terra per non vedere, per non pronunciarsi e per non prender parte. Poi, dicevamo, ci sono gli altri,i più, quelli che non si accontentano di quel che passa il regime.
No Vox
Come definire questi ultimi? I No Vox, nel senso che non hanno voce in capitolo, o ce l’hanno flebile, fuori dal recinto, in luoghi periferici e remoti, oppure la pensano in questo modo ma sanno che è meglio non dirlo pubblicamente, e dunque adottano una formula a metà tra l’omertà e il mutismo volontario a scopo di sopravvivenza.
La questione non riguarda solo i temi della guerra, il voto o la pandemia, e non riguarda solo gli italiani che pure restano la punta più avanzata del servilismo. Ma si allargano a gran parte dell’Europa, e buona parte d’Occidente, almeno nell’emisfero nord. Poi c’è il resto del mondo, che è quasi il novanta per cento ma agli occhi bolliti dell’Occidente è una “trascurabile maggioranza”, direbbe ironicamente Ennio Flaiano. La sensazione generale è di vivere in un mondo prefabbricato che nega la realtà del mondo, le sue varietà, le sue verità, evidenti e nascoste.
Aldo Giorgio Salvatori lo chiama il “ControMondo” in un libro da poco uscito da Solfanelli (Naufragio nel Contromondo, pp.196, 13 euro). Salvatori colleziona e commenta notizie, articoli dei giornali, perfino cartelloni stradali per mostrare le tante applicazioni ed effetti di questo sistema globale che ben riassume nella sigla PUG, acronimo di Pensiero Unico Globale: dai migranti agli sfruttati, dai grandi cancellati perché non conformi ai temi dell’omofobia e del gender fluid;
covid o guerra
dall’ideologia del clima alle mutazioni genetiche in corso, dal potere nero al potere degli eurocrati, dai fumetti agli spot, dall’animalismo al veganesimo fino all’antispecismo umano, solo per citarne alcuni. Brevi capitoli che danno uno spaccato del tempo in cui viviamo, rispetto a cui Salvatori esprime tutto il disagio di chi si sente un naufrago, uno straniero rispetto al suo mondo e al suo tempo. E’ una percezione che sento di condividere, e che ho espresso anch’io altrove.
Ma torno nel frangente dei nostri giorni e osservo che ogni mutazione, ogni costrizione, ogni assuefazione nasce dall’annuncio di un’emergenza, rispetto a cui non è più tempo di dividersi, di discutere, di avere divergenze: sia esso il covid o la guerra, i crimini contro l’umanità o il razzismo tornante, la violenza dei social, la minaccia sovranista e il rigurgito negazionista. Da una parte la Voce del Padrone, dall’altra i No Vox, coloro che hanno scarsa voce, tacciono o sono messi a tacere. Una guerra globale tra Mondo reale e Contromondo.
MV, La Verità (13 aprile 2022)
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