Partiamo dai freddi e incontestabili numeri: il centrodestra unito conquista l’Abruzzo con il 49,1% esprimendo come governatore Marco Marsilio, ex AN e ora esponente di FdI. Peraltro il partito della Meloni sfonda quota 6%.
Il PD contiene i danni, ma comunque incassa un’altra legnata portando al secondo posto l’ex vice presidente del CSM che solo con la propria lista porta una dote di ben 8 punti. Altrimenti i dolori sarebbero stati tanti, considerando che la lista PD da sola ha raggiunto solamente il 10% (7 punti in meno rispetto alle politiche). Naturalmente, sentendo le dichiarazioni dei diretti interessati, è stata un vittoria. Comunque, dopo il voto popolare, aspettano quello della giuria e della carta stampata per vedere di ribaltare il risultato.
E poi i CinqueStelle. Libro sotto braccio e a casa a ripassare la lezione. Il primo partito d’Italia scivola inesorabilmente al terzo posto prendendo il 19% dei voti. Per i più distratti sono 20 punti in meno delle politiche. La candidata M5S Lady Marcozzi ha dichiarato che “questa è una sconfitta della democrazia“, probabilmente perché non ha vinto. Altrimenti sarebbe stato un trionfo della volontà popolare.
L’unica certezza che viene fuori da questa tornata amministrativa è che Salvini ha guadagnato ancora più potere su Di Maio, spostando l’ago della bilancia governativa ulteriormente dalla sua parte. Il voto amministrativo è una cartina al tornasole vera e propria delle politiche, inutile far finta di no. E il centrodestra ha ufficialmente dichiarato che se si presenta compatto è uno schiacciasassi.
La Raggi con Roma ha mandato in depressione il popolo pentastellato, un po’ per sua incapacità, molto per l’impossibilità fisiologica di gestire Roma in modo efficiente. Perdere le elezioni a sindaco della capitale è stato, secondo me, un capolavoro politico del centrodestra.
Il centrosinistra continui invece a battere sui soliti temi. Ormai hanno trovato la loro dimensione.