La notizia non sorprende più di tanto: il governo rosso giallo nella persona del proprio ministro degli Interni Luciana Lamorgese vorrebbe regolarizzare tutti gli immigrati con contratto di lavoro, dietro pagamento di un forfait.
Nel rispondere durante il question time all’interrogazione del deputato boniniano Riccardo Magi (+Europa), Luciana Lamorgese ha affermato che è intenzione del Governo valutare un provvedimento straordinario di regolarizzazione degli irregolari già presenti in Italia, a fronte dell’immediata disponibilità di un contratto di lavoro.
Contratto di lavoro che, ovviamente, potrà essere di qualunque tipo, anche offerto da connazionali compiacenti, come già successo in passato.
Tutto parte da un ordine del giorno accolto il 23 dicembre scorso, in sede di approvazione della legge di bilancio, con il quale il Governo “si è impegnato a valutare l’opportunità di varare un provvedimento che, a fronte dell’immediata disponibilità di un contratto di lavoro, consenta la regolarizzazione di cittadini stranieri irregolari già presenti in Italia, prevedendo, all’atto della stipula del contratto, il pagamento di un contributo forfettario da parte del datore di lavoro e il rilascio del permesso di soggiorno per il lavoratore”.
A dire il vero le proposte di Riccardo Magi, autore del quesito in question time, vanno addirittura al di là di queste già preoccupanti previsioni del Ministro. Per avere il permesso di soggiorno dovrebbe bastare, infatti, a sua detta, l'”integrazione”.
Ero straniero
Vi è anche una proposta di legge di iniziativa popolare in tal senso, di cui Riccardo Magi è relatore, frutto della campagna del network ”Ero straniero”, sostenuto da tutte le lobby immigrazioniste del nostro paese, che si pone come obiettivo una riforma complessiva del testo unico sull’immigrazione e superare l’attuale modello di gestione dell’immigrazione in Italia.
Permesso si soggiorno per tutti gli stranieri già presenti nel territorio del Paese, se integrati.
A loro, in presenza di condizioni che ne dimostrino l’effettivo radicamento e integrazione nel Paese, si richiede che sia riconosciuto il permesso di soggiorno per comprovata integrazione di due anni.
Il permesso poi potrebbe essere rinnovato, se l’interessato abbia svolto nel frattempo una attività lavorativa o ha partecipato a misure di politica attiva del lavoro.
Quindi anche attività parasindacale in assenza di un lavoro vero e proprio. O, forse, anche solo partecipazione a qualche manifestazione o iscrizione alle associazioni promotrici del progetto di legge.
Che significato abbiano i requisiti richiesti, in definitiva, e come dovrebbe avvenire la loro prova, magari per soggetti che non parlino nemmeno una parola di italiano, sinceramente ci sfugge.
Ma non ci sfugge l’obiettivo che questa politica accoglientista si sia prefissa, regolarizzare tutti gli immigrati e chiunque entri illecitamente nel nostro paese, senza controlli, senza regole, e a quali ulteriori rischi possa esporre il già precario, e duramente provato, equilibrio sociale italiano, con il placet di chi dovrebbe questi equilibri preservare, cioè del Ministro Lamorgese.