Per l’Associazione Partigiani d’Italia se un nero, un Eritreo, era Carabiniere non merita una via a lui intitolata, neppure se Medaglia d’argento al Valor Militare.
Ibrahim Alì, così si chiamava la Medaglia d’Argento al Valor Militare per la battaglia di Cheren 27 marzo 1941; gli fu conferita dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi con la seguente motivazione: “valorosissimo, fedelissimo e sempre alla testa dei suoi Zaptiè. Ferito gravemente in combattimento, continuava ad incitare i suoi uomini alla resistenza. Già distintosi in altre guerre e in altri combattimenti”, era uno Zaptie‘ cioè un Carabiniere eritreo arruolato tra gli indigeni delle colonie italiane.
Era uno Sciumbasci Capo, l’equivalente di un Maresciallo, il massimo grado che gli autoctoni potessero raggiungere tra gli Ascari.
Dell’importanza della figura dello Sciumbasci e Bulucbasci tra gli Ascari, le truppe regolari Coloniali ne parlammo a suo tempo, del loro valore, della loro fedeltà, del carisma che questi saggi condottieri avevano, riassunti nell’appellativo di Aga‘, Signore, che gli era tributato.
A Monguzzo, in provincia di Como, il 17 marzo 2019 all’Eritreo è stata intitolata una strada su proposta dell’Associazione Nazionale Carabinieri.
Dovrebbe essere un atto meritorio ed encomiabile, da tutti condiviso.
“Abbiamo creato con questa intitolazione un corridoio culturale” ha dichiarato Carlo Colombo, coordinatore provinciale e presidente di Lurago d’Erba dell’ANC, Associazione Nazionale Carabinieri “ben diverso dai corridoi umanitari che vogliono altri. Siamo stati invitati anche a Milano alla Festa dell’indipendenza eritrea.”
Ma l’Anpi di Monguzzo non è d’accordo.
L’atteggiamento divisivo molte volte dimostrato, non ultima con gli insulti alle Forze Armate rivolte da un rappresentante dell’Anpi a Viterbo durante le celebrazioni per il 25 aprile che hanno costretto il Generale Riccò dell’Aves, aviazione dell’esercito, a ritirare il picchetto si ripete, palesando un concetto bizzarro ed in odore di discriminazione per il quale un nero non possa essere un valoroso soldato che si batta per il tricolore.
L’ Anpi locale chiede quindi, una consultazione popolare, peraltro non consentita dalla legge italiana per “l’intitolazione di nuove strade”, al fine di far rimuovere l’intitolazione della via al carabiniere eritreo.
“Quella intitolazione va tolta” sostiene Marco Emilio Rigamonti segretario della sezione di Monguzzo dell’Anpi “Ibrahim Alì ha un passato non conforme, abbiamo già chiesto un incontro con il nuovo sindaco per proporgli una consultazione popolare per trovare un nuovo nome alla strada. Ci sono migliaia di persone che avrebbero maggior diritto di vedersi intitolata una via. Era un collaborazionista pagato dal Governo di Mussolini per fare la guerra, non ha senso quella intitolazione in un paese democratico, la Costituzione è una cosa seria e va rispettata. Vogliamo incontrare il sindaco ed è giusto che i cittadini vengano coinvolti in una decisione simile, poi in una cerimonia sobria e seria, senza marce militari, dedichiamo la strada”.
Passato non conforme, collaborazionista. Pare onestamente di sognare.
Marisa Cesana è il nuovo sindaco di Monguzzo, é stata eletta dopo l’intitolazione ed interrogata in merito ha dichiarato: “È un argomento che ho trovato sul tavolo e dobbiamo cercare una soluzione, in questo momento non è una priorità. Prendo atto di quanto chiede l’Anpi e ne discuteremo”.
Carlo Colombo dell’ANC rincara giustamente la dose: “Credo l’Anpi si dovrebbe appellare al presidente della Repubblica visto che stiamo parlando di una persona insignita della Medaglia d’Argento da Luigi Einaudi. Se non va bene all’Anpi se ne facciano una ragione, la libertà che volevano i partigiani era ben diversa da questo fascismo di sinistra per cui è impossibile avere idee diverse dalle loro”. “Se hanno delle proposte le facciano al Comune come abbiamo fatto noi e se saranno meritevoli magari avranno una strada dedicata a chi vogliono loro. Io celebro i carabinieri ed ho proposto il nome di un carabiniere la cui storia ha meritato una medaglia quindi non vedo dove sia il problema”.
Il messaggio è forte e chiaro: il passato non conforme prevale sul colore della pelle, il nero è buono solo se immigrato clandestino, forza lavoro irregolare e magari iscritto ad una compagine di sinistra: meglio non dire a Rigamonti, il segretario dell’Anpi comasco, che nelle Forze Armate anche attuali vi sono tanti ragazzi di colore, che sudano sui campi di addestramento con i loro colleghi bianchi, tanti Carabinieri, persino un Corazziere, e che magari non votano affatto come vorrebbe lui, perché non giudicano i nuovi arrivati irregolari che violano le leghi, tutto pretendono e nulla si sono guadagnati dal loro colore della pelle.
Come invece fa lui.