L’arresto in Iran
A uno sguardo superficiale e frettoloso, la giornalista italiana fermata in Iran perché dava voce ai nemici della Repubblica Islamica, può apparire una donna con velleità tanto coraggiose da apparire quasi una rivoluzionaria.
Invece occorre dire a chiare lettere, ad un’opinione pubblica frastornata e confusa, che la donna di cui parliamo è un agente di interessi occidentali, nel senso che agisce in favore, di ambienti della finanza e della sinarchia internazionale, nonché delle grandi banche private. Insomma la sua è una mossa utile alla strategia controrivoluzionaria o semplicemente controriformistica
Non ci vuole molto a comprendere che dalla caduta dello Scià, il quale era solo una marionetta paravento, gli stessi ambienti economici e finanziari che un tempo agivano indisturbati dietro di lui, utilizzando la sua feroce dittatura per depredare il Paese, oggi cercano di smantellare la repubblica che è nata e che a suo tempo ha nazionalizzato le grandi ricchezze iraniane togliendole dal monopolio del consorzio petrolifero anglo-americano.
Oggi l’Iran, nonostante il velo tanto discusso che in modo ipocrita sembra la sola ragione del contendere, è una nazione tecnologicamente e socialmente avanzata in cui il lavoro e la professionalità femminili sono molto più valorizzate che non in Italia
Infatti l’Iran, nonostante le sanzioni, è decollato economicamente e socialmente. Da solo produce ingegneri quasi quanto gli Stati Uniti e di questi un’altissima percentuale è costituita da donne. Determinati ambienti vogliono ridurre l’Iran come hanno già ridotto l’Iraq, la Libia, la Siria e come fu ridotta la Russia di Eltsin dalle multinazionali e dalle banche occidentali, che utilizzarono i famigerati oligarchi di cui molti fanno finta di non ricordarsi.
Questo prima dell’era Putin che è odiato proprio per questa ragione
Si chiamano interessi egemonici neo coloniali. Infatti la stessa giornalista “eroina”, precedentemente si era scagliata contro quei palestinesi che difendevano la propria terra.
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