Lascia Repubblica per i palestinesi 

Lascia Repubblica per i palestinesi

Il giornalista Raffaele Oriani, collaboratore storico del gruppo Espresso-La Repubblica, ha annunciato in una lettera al quotidiano le proprie dimissioni accusando il giornale che fu di Eugenio Scalfari di reticenza sulla (presunta) mattanza che Israele starebbe compiendo a Gaza.

Il giornalista dopo dodici anni di onorata collaborazione, infatti, parla di famiglie massacrate e di migliaia di persone mutilate dai bombardamenti israeliani lasciando intendere che tutto questo non sarebbe tragica conseguenza della guerra, ma altro. Risuona quel termine – sempre impropriamente usato dalla sinistra –di “genocidio” che Israele starebbe compiendo nei confronti dei palestinesi.

Tesi bislacca, smentita dai fatti e dai dati, ma sempre utile per cavalcare una propaganda emozionale che fa a pugni con la verità

Il giornalista inoltre spinge oltre la sua indignazione, sostenendo che questo non avrebbe nulla a che fare con Israele, con la Palestina o con la geopolitica, ma sarebbe una questione che segna i limiti della nostra (di chi?) tenuta etica.
Anche in questo caso, il portato propagandistico di tale assunto è evidente pur che si abbia un minimo di obiettiva razionalità.

Ma per chi non dovesse vedere l’aporia tra tesi e realtà, soccorrono le conclusioni del giornalista dimissionario. Cioè che i massacri del 7 Ottobre sarebbero la vergogna di Hamas, mentre ciò che sta avvenendo dall’8 Ottobre in poi è la vergogna di noi tutti, perché il presunto massacro dei palestinesi sarebbe coperto dalla scorta mediatica occidentale, nella quale, evidentemente, Oriani inserisce anche Repubblica.

Tutto chiaro dunque e, invero, non nuovo nella ricorstruzione di Oriani

Israele è il mostro cattivo che bombarda incurante dei civili, i palestinesi – tutti i palestinesi – sarebbero vittime indiscriminate della fame di sangue dello Stato Ebraico.

Insomma, seppur con toni accorati, la tesi è sempre quella.

Un po’ come se una mattina il governo israeliano si fosse svegliato una mattina e, non sapendo cosa fare, avesse deciso – magari per ingannare il tempo – di far fuori un po’ di famiglie palestinesi, ovvero di radere al suolo una città. Così per il macabro gusto di ammazzare la noia.
Ebbene, è una narrazione ricorrente che nasconde un pregiudizio antisemita fortemente radicato e che evidentemente ha contagiato anche Repubblica che, storicamente, era un giornale vicino a Israele. Forse l’eco delle rivolte progressiste al di là dell’Oceano fortemente condizionate da un evidente antisemitismo contrabbandato per antisionismo (come se le cose fossero differenti) ha raggiunto anche le italiche sponde della stampa sinistroide. Forse che dozzine e dozzine di manifestazioni che dal 7 Ottobre si sono succedute in Italia per testimoniare ostilità allo Stato di Israele (sic!) stanno facendo sentire i loro effetti. Non per nulla, sovente queste manifestazioni sono state organizzate da fazioni più o meno di sinistra, ed evidentemente il peso dei lettori ha condizionato anche la linea editoriale del giornale che si sta spostando velocemente su posizioni anti-israeliane (altro che complicità con il “genocidio!”).
Ma a Oriani tutto questo non basta. Pretende da Repubblica un “quid pluris” che però non si sa bene quale dovrebbe essere.

Ora, non si vuol sindacare sulla più o meno buona fede del giornalista

Non è questa la sede opportuna, né chi scrive titolato a dar patenti di moralità a chiccessia. Ognuno risponderà alla propria coscienza.

Ma invece è fondamentale è ristabilire la verità dei fatti.

Vede, caro Oriani, la frase con cui lei chiude la sua accorata lettera è allibente e stupefacente perché intende porre la strage del 7 Ottobre come una vergogna “solo per Hamas”, come se fosse una vicenda locale, confinata tra il politico e il criminale, da contrapporre alla legittima difesa dello Stato di Israele che invece per Lei riguarderebbe addirittura la tenuta etica di tutti quanti (chi?). No. Si sbaglia e nemmeno poco. Lei inverte l’ordine degli addendi per far cambiare il risultato, sfidando le leggi della logica, oltre che della matematica.

La strage compiuta da Hamas riguarda la tenuta etica di tutti noi

I cittadini dei paesi musulmani (Gaza compresa) che distribuivano pasticcini in segno di gioia a seguito del massacro è questione etica che riguarda tutti noi. La mancata condanna della sinistra per chi nelle piazze gridava “Israele stato fascista” o per chi continua a considerare Hamas una forza resistenziale e non una organizzazione terroristica, è questione etica che riguarda tutti noi? Assecondare la falsità terzomondista di Israele come stato occupante riguarda la tenuta etica di tutti noi? Questa continua pervicace e imbarazzante narrazione antiebraica riguarda la tenuta etica dell’occidente.

Non altro

Per quale motivo si tace che prima dell’inizio del conflitto Israele ha continuamente “martellato” i cittadini palestinesi con inviti ad abbandonare le aree che sarebbero state colpite? Perchè si tace sul fatto che sia Hamas ad avere impedito ai propri cittadini di mettersi in salvo? Perchè si arriva nel silenzio mediatico al paradosso di cittadini palestinesi che addirittura sostengono che “almeno con la guerra, Hamas ha dovuto allentare la morsa di terrore con cui governa i territori di Gaza?

Perchè si tace che il valichi sono chiusi da Hamas?

Come mai nessuno scrive che i civili palestinesi sono utilizzati come scudi umani perché come ebbe a dichiarare un leader dell’organizzazione terroristica “serve il sangue del nostro popolo per alimentare la resistenza”? Tutto questo riguarda l’etica di tutti noi.

Ma no! Lei, caro Oriani, è turbato da un massacro (giusto!) la cui responsabilità è da ascrivere ad Hamas ma che Lei e altri come Lei, invece imputano a Israele.
E allora, caro Oriani, la domanda è molto semplice. Che cosa avrebbe dovuto fare Israele all’indomani del 7 Ottobre?

A questa domanda nessuno dei soloni pacifinti riesce a dare una risposta

Nessuno di quelli che strumentalizzano la pace esclusivamente per colpire Israele ha mai saputo rispondere in modo compiuto.

Ebbene, fino a che questa domanda non troverà soddisfacente risposta, ogni gesto, persino quello mediaticamente più impattante, potrà trovare un minimo di credibilità.

Crediamo francamente che il sussulto di dignità lo dovrebbe avere chi non perde occasione per attaccare Israele, chi capovolge la realtà, chi si incista nel pregiudizio veicolando – volontariamente o meno – un antisemitismo vigliacco che è tornato ad alzare pericolosamente la testa in Occidente.

Ecco questi, i loro corifei, i loro sponsor politici, se mai l’avessero, dovrebbero sussultare di dignità. Ma temiamo avesse ragione Golda Meier quando diceva che “il mondo odia un ebreo che reagisce. Il mondo ci ama solo quando dobbiamo essere compatiti”.

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