L’Università di Firenze ha comunicato che conferirà la laurea magistrale honoris causa in scienze storiche ad Angela Merkel.
Riservare tale titolo onorifico alla cancelliera tedesca lascia perplessi, specie se consideriamo la politica portata avanti nei confronti dell’Italia in tutti i suoi anni di mandato. Un’azione non certo di collaborazione, ma spesso di vera e propria ostilità. A volte anche sfociata nella derisione e nella pubblica mancanza di rispetto. Ma ciò che getta nello sconforto è la motivazione addotta dall’Ateneo fiorentino.
Un determinato mondo accademico vive completamente al di fuori dalla realtà quotidiana. L’autorevolezza che un tempo trasmettevano certe istituzioni, anche grazie alla loro selettività nell’assurgere chicchessia ad esempio per i giovani, è andata completamente perduta. E’ davvero incredibile parlare della Merkel come di colei che “con lungimiranza e tenacia ha perseguito l’idea di una politica europeista capace di schiudere orizzonti nuovi di reale unificazione del vecchio continente”. Evidentemente ai nostri professori universitari è sfuggita la politica “germanocentrica” dell’Unione Europea, tesa a impoverire gli Stati mediterranei dell’UE. Vadano a chiederlo al popolo greco affamato per le strade cosa ne pensa di tale affermazione.
Ma ancora più incredibile è affermare che “La laurea honoris causa in Scienze storiche vuol essere segno di gratitudine nei confronti di una perspicace creatrice della storia, immersa nella contemporaneità ma saggiamente proiettata verso i decenni a venire”. Ricapitolando, l’Università di Firenze, ringrazia e premia la Merkel per essere “creatrice della storia” e per questo le conferisce la laurea in scienze storiche. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere.
UNA BUROCRATE
La Merkel, infatti, più che da politico ha sempre tenuto l’atteggiamento del freddo e grigio burocrate. Il prototipo di governante che piace tanto all’establishment di quel carrozzone sovranazionale non rappresentativo della sovranità popolare che è l’Unione Europea. Il suo impegno non è mai stato finalizzato ad affermare le comuni radici dei popoli europei. Ha sempre perorato la causa dell’Europa delle banche, della finanza e dei mercati. La storia di un’unione che doveva garantire lo sviluppo economico e sociale delle nazioni che la componevano è stata solo il cavallo di Troia del globalismo per distruggere l’identità, la cultura e le tradizioni.
Questa laurea honoris causa, in sostanza, ha ben poco a che vedere con la storia e tanto con la politica. O per meglio dire con un pensiero politico ormai dominante. Addolora vedere un ateneo che l’anno prossimo compirà ben 700 anni, piegato a scopi così bassi e meschini. Un ateneo che vide tra i primissimi docenti addirittura Giovanni Boccaccio non può svilirsi assegnando una delle sue massime onorificenze per ragioni diverse dalla meritocrazia e dall’eccellenza.
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