L’autonomia regionale

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L’autonomia regionale

Il governo di centro destra intende dar corso all’autonomia regionale differenziata, come promesso in campagna elettorale e come previsto dal titolo V della Costituzione di prodiana modifica.

Il PD e il M5S – senza contare i relitti del comunismo nostrano o i fanatici dell’ambientalismo – ci chiamano alle barricate per salvaguardare l’unità d’Italia: lasciamola intatta come è oggi, una Nazione coesa, unita nei valori e nelle dinamiche, nella ricchezza e nella cultura, nella disponibilità e nel godimento dei presidi pubblici, sanitari, idrici, infrastrutturali.

Avranno ragione, ma un elenco sintetico delle” uguaglianze” odierne mostra che:

il reddito medio di un italiano del Sud è di oltre il 30% inferiore al suo omologo del Centronord (pubblici dipendenti esclusi).

Il costo della vita è di circa il 30% più basso a Sud rispetto al Centronord

I giovani tra i 15 e i 29 anni non inseriti nel mondo lavorativo o in percorsi di istruzione o di formazione: in una parola, nullafacenti, sono il 30.9% a Sud, il 16.1% al Centronord. Li chiamano NEET (Not Engaged in Education, Employment or Training: fa più fino che dirlo in italiano).     Per inciso: si tratta dei voti di scambio che il famoso Reddito di Cittadinanza ha garantito al M5S.

Il 46,4% dei meridionali vive in condizioni di povertà o di esclusione sociale contro il 9% nel Centronord (fonte: Svimez).

Due righe dedicate alla saga dei Forestali: in Sicilia si chiamano “guardie Forestali” e sono distinti dal Corpo Forestale dello Stato: sono 28.000 (uno ogni 16 ettari; costo/anno: 450 milioni da Regione Sicilia + 180 milioni da INPS. Un gustoso esempio: nel Comune di Solarino (9mila abitanti in provincia di Siracusa) sono 437 a curare poco più del parco pubblico. Per dire: in tutta la Liguria sono 404 e in  Piemonte 406, poco di più in Lombardia, e in Toscana. In Calabria invece sono 10.500. Ma nonostante tutto questo dispiegamento di guardiani Sicilia e Calabria detengono il triste primato degli incendi boschivi. Sono i misteri della conclamata uguaglianza fra Sud e Centronord da salvaguardare ad ogni costo.

I risultati dei test INVALSI indicano una differenza di 10 punti a favore della preparazione degli studenti del Centronord rispetto a quelli del Sud. Però i voti dati al Sud sono più alti di quelli dati al Centronord, tanto che è consuetudine aziendale darci un taglio di un terzo: un 9 al Sud vale poco più di un 6 al Centronord (con le debite eccezioni individuali)

Al Centronord lavorano 6 donne su 10. Al Sud 3 su 10.l

Al Sud il 50% delle nuove costruzioni sono abusive, 10 volte superiori rispetto al Centronord.

Le multe stradali sono pagate al Centronord per oltre il 75%, per il 17% a Napoli e il 14% a Palermo.

Percentuali poco superiori registrano i pagamenti della TARI.

Le automobili del Sud assicurate sono circa il 66% contro il 94% del Centronord. Ma un’assicurazione RCA in Campania costa il doppio che a Milano: frutto delle truffe da finti incidenti.

Analoghe percentuali nei pagamenti del bollo auto e del canone RAI

La Banca d’Italia rileva che il Sud utilizza – in proporzione – la metà dei POS rispetto al Centronord. Ne deduce: segno di arretratezza e di una maggiore presenza di economia sommersa.

Nelle province del Sud c’è il più alto numero di bambini obesi o in sovrappeso: è uno degli esiti della inefficienza sanitaria del Sud che obbliga i concittadini meridionali al così detto “turismo sanitario”: devono venire nel Centronord, insieme alla famiglia, se vogliono essere curati con efficienza e tempestività.

L’acqua in Sicilia e in Calabria è tutto tranne che corrente: in molti territori è erogata uno o due giorni a settimana.

Le opere pubbliche inattuate o interrotte obbligano per esempio i concittadini siciliani a oltre 12 ore di treno per andare da Messina a Trapani: ci mettevano meno con la diligenza. Lo snodo autostradale di Messina è incompiuto da 12 (dodici!) anni: sono solo due esempi della incapacità degli infiniti Enti Pubblici meridionali di utilizzare le risorse che pervengono dal governo italiano o dalla Unione Europea.

Contrariamente ai lamentati abbandoni, Il riparto delle risorse messe a disposizione delle Regioni in proporzione al PIL di ognuna di esse, mostra lo 0.81% alla Lombardia e il 2,17% alla Toscana, contro l’11,69% alla Puglia, il 10,28% alla Calabria e i’’8,25 % alla Sicilia.

La Basilicata trattiene e distribuisce solo sul suo territorio le royalty che pervengono dalle estrazioni di petrolio dalle sue coste: trattandosi di Basilicata non è esempio di egoismo regionale.

Senza contare quanto pesino e discriminino le sinistre presenze di Mafia, Camorra, Ndrangheta, Sacra Corona Unita che affliggono il Sud molto più del Centronord

Da quanto sopra e tralasciando per brevità tanti altri fattori, deriva che in testa alla classifica delle province con la peggiore qualità della vita ci sono sempre quelle del Sud.

E tale posizione non pare derivare da discriminazioni passate, presenti o future (il 40% del PNRR è destinato al Sud) oppure da un ineluttabile destino cinico e baro, ma dalla incapacità o dalla indisponibilità delle elite, non solo politiche, di amministrare correttamente il proprio territorio e risponderne ai cittadini se lo amministrano male.

Un calcolo approssimato indica in oltre millecinquecento miliardi di € distribuiti al Sud dagli anni 50 ad oggi

Il problema è quanto e come sono spese le risorse disponibili in ciascuna Regione, e qui il divario Centronord / Sud è talmente noto da non avere bisogno di ulteriori dettagli.

Il sistema attuale gli permette di non rispondere delle loro inettitudini o peggio delle loro manfrine che condannano gli italiani del Sud a vivere in un pezzo del Paese così diverso e più penoso dell’altra Italia, altro che uguaglianza e coesione!

Le inefficienze della politica sono la rappresentazione plastica del substrato socio/culturale che sinistre e M5S sono in campo per difendere ad ogni costo.

C’è da capire il M5S: i suoi organi direttivi e i suoi Parlamentari e Consiglieri Regionali sono quasi tutti meridionali, dunque difensori dello status quo, magari in buona fede: è la loro cultura ma anche la loro pagnotta. Il loro partito si regge sulla “questione meridionale”, la loro finalità non è quella di promuovere il cambiamento del Sud ma quello di consolidarne la dipendenza dal Governo Centrale per negoziare lo scambio fra provvidenze possibilmente a pioggia e voti. C’è ben poco di altro nella progettualità grillina: per loro è un elemento di sopravvivenza, faranno ogni barricata possibile per conservarlo.

Non si capisce il PD se non inquadrare l’ostilità nell’ambito dello scontro col M5S: a parole sono amici nel Campo Largo, nei fatti stanno disputandosi il segmento elettorale del Sud Italia che non vota il centrodestra

Ma le bufale sul pericolo di dividere un Paese già così diviso hanno lo stesso tono e probabilmente la stessa cinica finalità: vogliono i voti dei questuanti meridionali, non vogliono tutelare una unità nazionale  che  anche i ciechi vedono che non esiste.

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