C’era un tempo in cui le ore 9 del mattino e le 5 del pomeriggio rappresentavano due momenti nodali della giornata, era l’orario in cui si entrava a lavoro e quello in cui si usciva. Questa era la permanenza standard in ufficio; per altri lavori esistevano e ancora esistono turni e ingressi diversi.
Quello che però faceva la differenza rispetto ad oggi era il famoso cartellino, che in caso soprattutto di posto fisso veniva timbrato 2 volte al giorno, 5 giorni a settimana durante tutto l’anno esclusi weekend, festività e vacanze.
Poi è arrivato il boom di internet e niente più è stato come prima, soprattutto il lavoro.
Quando oggi si parla di occupazione il dibattito infatti si concentra su termini come remoto, smart working, lavoro agile, diritti del lavoro digitale. I lavoratori immateriali descritti agli inizi del nuovo millennio dal professor McKenzie nel volume “Un manifesto hacker. Lavoratori immateriali di tutto il mondo unitevi!” erano ancora una novità. Nel 2020 sono la realtà effettiva.
Quindi il mondo cambia, ma questo già lo sapevamo, quello che McKenzie suggeriva era di prendere coscienza che a cambiarlo siamo noi.
Non più analogici ma digitali nello stile di vita, negli usi e nei lavori, oggi è normale pensare, cercare o inventarsi attività da svolgere in remoto. Chi avrebbe mai pensato agli shorunner di serie che si vedono solo in streaming? Oppure agli esperti di User Experience? O magari ai croupiers di un casino online, dove i giocatori si trovano live di fronte a un esperto in carne e ossa della roulette o del blackjack e, non importa da dove si collegano, questo ormai non ci stupisce più, rientra tra quei lavori quasi ordinari che il mondo della rete e dell’intrattenimento offrono.
Vuoi l’emergenza, vuoi che i tempi ormai erano maturi ma anche molte attività “delicate”, fondate sulla relazione tra persone sono migrate sul web, un esempio: lo psicologo offre le sue sedute on line. Quando non si opta per un’app, dove l’l’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante tanto da offrire assistenza psicologica agli utenti che al posto dello specialista preferiscono la magia degli algoritmi.
Anche l’artigianato ormai da anni parla digitale, proprio in tema di manufatti e creazioni fai da te la diffusione di Arduino (Open-source electronic prototyping platform) e dei Fablab di quartiere, in Italia hanno fatto la differenza.
In sintesi, on line si può svolgere pressoché qualsiasi attività e, se la rete non devesse essere quel luogo-non luogo in cui si lavora, sicuramente rientra come imprescindibile partner nella diffusione, distribuzione o promozione di quelle attività che richiedono ancora di recarsi in un luogo ad un orario preciso, ogni giorno. Per il momento però.
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