Perché Mussolini convocò il Gran Consiglio del Fascismo?
Questa domanda è centrale per capire cosa accadde veramente. Lo vedeva come un organo consultivo, quindi nella visione del Duce non era titolato ad aprire alcuna crisi di governo. Ma perché a quel punto decidersi a convocarlo?
Un ragionamento immediato porterebbe a pensare che ciò sia avvenuto al fine di rafforzare la sua posizione politica.
Il fascismo non era in grado di esprimere una leadership alternativa alla sua. Ed alla fine anche il massimo organo sarebbe stato costretto a ribadire la centralità della figura di Mussolini per qualunque scelta si fosse fatta prosecuzione della guerra, o trattativa con gli alleati.
Dino Grandi nelle sue memorie individua il motivo della convocazione di quanto sarebbe accaduto a Feltre, nel colloquio riservato tra Hitler e Mussolini. Dove il primo avrebbe messo in guardia il secondo sui pericoli interni, spingendolo a consolidare il regime.
Dichiarazioni che confermano l’idea di Mussolini che convoca il Gran Consiglio per ricercare una riaffermazione del suo ruolo di guida, inclinato dalla difficile situazione militare. Una legittimazione che sarebbe stata seguita da un ulteriore accentramento dei poteri nelle mani del capo del governo.
Inoltre, sempre a detta di Grandi, poiché i tedeschi erano gli unici a poter garantire un efficace difesa. Il comando delle operazioni anche sul territorio italiano sarebbe passato direttamente a loro.
La necessità di affidarsi ai tedeschi
In sostanza il Gran Consiglio avrebbe rilevato la necessità di affidarsi ai tedeschi, addossando allo Stato Maggiore tutte le colpe della disfatta militare. Togliendo Mussolini dall’imbarazzo di dover de facto appaltare la difesa italiana al comando tedesco, esautorando i nostri generali.
Probabilmente ciò risponde a verità. La situazione militare era insostenibile, ed il comando diretto delle Forze Armate metteva quotidianamente in difficoltà il Primo Ministro che doveva togliersi di dosso le responsabilità degli insuccessi, ormai non più negabili.
D’altro canto Mussolini credeva di avere ben poco da temere da un punto di vista politico per citati motivi di incapacità del partito di proporre un’alternativa alla sua leadership.
Non aveva chiesto nulla al Gran Consiglio nel momento in cui aveva scelto di dichiarare la guerra. Ma ora lo voleva co-partecipe delle pesanti responsabilità del momento. A lui sarebbe rimasta la guida politica. Magari in quella posizione avrebbe potuto lavorare per una pace separata.
E qui viene un altro elemento importante.
I gerarchi della fronda che si radunarono intorno a Dino Grandi interpretavano la pace separata come una pace separata dell’Italia con gli alleati. Tenendo fuori la Germania e seguita magari da una successiva dichiarazione di co-belligeranza contro la Germania stessa.
Mussolini riteneva invece, come parte dello Stato Maggiore tedesco che bisognasse chiudere la guerra su più fronti. Dunque la scelta era una pace separata con gli anglo-americani, o una pace separata a est con i russi.
Questo avrebbe permesso alle forze dell’Asse di concentrarsi solo su un nemico e avrebbe potuto determinare un cambiamento della situazione.
Il Gran Consiglio andò diversamente, Mussolini ne uscì liquidato non rafforzato.
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