L’Italia è una paese di pace. L’Italia è un paese di accoglienza e solidarietà. E’ la nazione in cui da secoli diverse culture si incontrano si confrontano e cercano di lavorare per l’integrazione delle differenze da vivere come una risorsa e non come un limite.
Pace e integrazione passano per la condanna del terrorismo
A volte ci si riesce, a volte un po’ meno e certamente, i momenti di tensione internazionale si riverberano sulla nostra comunità creando dei muri, apparentemente invalicabili.
La Pace, l’integrazione, il confronto sono cose serie, non strumentalizzabili e per questo lavorare per questi obiettivi deve passare attraverso il riconoscimento dell’altro, la legittimazione reciproca nel quadro di mezzi democratici che condannino il terrorismo senza riserve mentali.
La condanna di Hamas come presupposto per il dialogo
Ebbene, con riferimento ai terribili fatti del Medioriente, nuovamente precipitato in una spirale di guerra a causa del terrorismo di Hamas, ogni comunità dovrebbe essere netta e decisa nel condannare il terrorismo praticato da questa organizzazione che fa dello sterminio degli ebrei in quanto tali il proprio credo ideologico.
Siamo ben oltre la politica dunque. Siamo ben oltre le legittime rivendicazioni delle parti.
Da un lato Israele che ha diritto all’esistenza, alla pace e al riconoscimento, dall’altro la Palestina che ha diritto a un proprio stato nazionale.
Tutti con Israele, per il bene di tutti
Per garantire questo, è necessario che il terrorismo di chi ha nel proprio Statuto fondativo la cancellazione dello Stato di Israele venga sconfitto. Così come all’indomani dell’11 Settembre tutto il mondo si è stretto agli USA nel condannare Al Qaeda, così come tutto il mondo si è stretto attorno alla legittima battaglia contro l’ISIS, oggi dobbiamo avvertire quella stessa esigenza nei confronti di Hamas.
Per gli israeliani, per l’Occidente, ma anche per i palestinesi che non si riconoscono in Hamas e che, pur subendone il giogo, fanno fatica a ribellarsi.
E’ una responsabilità che dobbiamo sentire tutti, ciascuno nel proprio ruolo, ciascuno nella propria posizione. E quanta più responsabilità quella posizione impone, tanto più occorre attenzione alle parole, e alle tesi che non possono essere suscettibili di fraintendimenti e ambiguità.
L’Italia è un paese che a differenza di altri, in questi giorni terribili, non ha vietato le manifestazioni a favore della Palestina, dimostrando la sua profonda natura democratica.
Piazze ambigue
Eppure, da quelle piazze si sono sentite spesso parole di fuoco. Parole che niente avevano a che vedere con i fatti del 7 Ottobre, ma che gridavano ingiustificati attacchi contro lo Stato di Israele reo di “occupare illegalmente” i territori palestinesi. Da quelle piazze non si è levata una voce di condanna del terrorismo di Hamas, fatta passare indebitamente per un’organizzazione resistenziale innanzi a un abuso illegittimo dal punto di vista del diritto internazionale. E tutto questo con il supporto di una certa parte politica che sposa questo background di riferimento.
Non è questa la sede per discutere della fondatezza o meno di queste tesi, ma sicuramente colpisce la mancata presa di distanza da Hamas.
Hamas non rappresenta i musulmani: lo dimostrino con fatti precisi
Quando si dice che Hamas non rappresenta i palestinesi (men che meno i musulmani) si dice una cosa sacrosanta, ma che deve essere dimostrata e direi rivendicata con orgoglio dagli stessi musulmani.
In altre parole, la presa di distanza dal terrorismo è un dovere morale anche dei musulmani. Soprattutto in Occidente, dove, a differenza della Palestina, non rischiano alcunchè. Questo realmente giova alla causa palestinese, questo realmente gioverebbe alla pace. Gettare via ogni dubbio, ogni fraintendimento, ogni ambiguità.
E questo non viene fatto.
L’Islam si deve smarcare dai seminatori di morte
Né nei paesi musulmani, né qui. Perchè? Se esistono realmente musulmani moderati, per quale motivo non rivendicano la natura pacifica di una religione che tale si professa?
E perché dagli imam, responsabili delle loro comunità, non si elevano appelli contro il terrorismo? Invece, anche in queste ore abbiamo assistito a prese di posizioni che oscillano tra l’ambiguità e la follia, il cui tratto unificante è l’assenza di condanna di Hamas.
Quando potremo finalmente festeggiare il trionfo della politica sull’ideologia e sulla violenza? Perchè dall’ideologia violenta dei seminatori di morte, non si può non discostarsi in modo netto. E se l’Islam, a causa delle sue ali radicali, è sotto scacco da decenni, lo è anche per questa assenza di chiarezza.
Il riconoscimento della legittimità dello Stato di Israele è la base
Nel caso di specie, se persino l’OLP-ANP, dopo tanti anni di conflitto era giunta alla necessità di una soluzione pacifica che riconoscesse come legittimo lo Stato di Israele accanto a uno stato palestinese, perché non può farlo Hamas, e perché non possono farlo, sul piano simbolico, le comunità islamiche occidentali?
… senza questi riconoscimenti, la pace non è pace
Un appello dunque a una netta presa di distanza da Hamas, è il presupposto fondamentale per parlare seriamente di pace. In assenza di ciò, ogni formula, ogni posizione, ogni arroccamento ideologico non potrà che scavare fossi incolmabili. In assenza di ciò, pace non è pace. E’ altro!
Questa oggi dovrebbe essere la prima responsabilità delle comunità islamiche iniziando un percorso di emancipazione politica e culturale da forme di terrorismo che non possono più essere accettate.
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