LE ELEZIONI USA
Ognuno ci ha messo il suo: i politici ci hanno messo i comizi e le promesse di governo, i miliardari ci hanno messo i soldi e le reti di comunicazione di loro proprietà, i cantanti ci hanno messo l’ugola, gli attori ci hanno messo l’estetica, gli sportivi ci hanno messo i muscoli, i sondaggisti ci hanno messo i numeri, le porno star e le “modelle” ci hanno messo il grido della verginità infranta vent’anni fa, i giudici ci hanno messo le condanne, i maitre a penser ci hanno messo le esegesi e gli allarmi: Trump è violento e a capo di violenti, mentre loro sono miti, consapevoli, tolleranti.
Poi uno di loro spara a Trump e un altro ci prova, ma loro restano miti e tolleranti.
Gli elettori ci hanno messo i voti
Come qui, anche in USA la gente comune sconfigge lo “star system” dilatato da Hollywood a tutto il Paese, dalle star del cinema e del microfono a tutti i vip d’America. tranne Musk che, essendo un “visionario”, ha avuto la visione giusta.
E poi i figli di papà dei costosissimi ed esclusivi college (di cui mammà va così fiera perché così impegnati, così sensibili! Come la signorina Salis): gli Antifa, i ProPa, gli Woke, la cancel culture; i tic di ragazzi che hanno tutto ma si annoiano: devono pur trovare stimoli per tirare sera
Nel nostro Paese lo schieramento, nel suo piccolo, è uguale: i comizi e le promesse visionarie della sinistra, i cantanti e gli attori, gli “artisti”, i soldi e i sistemi di comunicazione dei miliardari; di nostro ci abbiamo aggiunto le coop, le ONG di sistema, e i sindacati dei lavoratori che fanno sciopero contro il governo perché un immigrato ha accoltellato un loro collega, senza rendersi conto che si tratta di una ”risorsa” che contribuisce al benessere collettivo e alla stabilità dei conti previdenziali
Anche qui abbiamo giornalisti e “opinionisti” che non fanno informazione ma formazione
Un paio mi hanno colpito : il signor Sommi del Fatto Quotidiano e il signor Capellini di Repubblica, ottimi professionisti sia chiaro, i cui numerosi interventi sono però omelie, prediche dal pulpito del politicamente corretto, della lotta dura al fascismo risorgente, della accoglienza di tutti i ”poveri cristi” trasportati in Italia dai nuovi negrieri.
Dicono:
“Effettivamente i “migranti” sono un problema in USA come in Italia, però è problema epocale, però ogni argine ai flussi è contrario ai principi umanitari”, come se fosse umanitario far entrare chiunque ha deciso per conto suo di venire nel nostro Paese e poi abbandonarlo nelle strade, davanti alle stazioni, nei quartieri degradati, mica ai Parioli, in San Babila o a Fiesole
Più coltellate, più borseggi, più rapine, più stupri sono il prezzo che bisogna pagare per consentirne l’inserimento, altrimenti si è razzisti.
L’insicurezza?
È solo una percezione, in realtà tutti, ma soprattutto le donne, possono andare e venire serene e sicure a tutte le ore in tutti i quartieri delle nostre città.
E poi anche gli italiani violentano, uccidono, accoltellano, rubano e rapinano, ma non abbastanza, bisognava aggiungerci gli stranieri.
Almeno gli italiani sai chi sono, dove abitano, dei clandestini non sei neanche sicuro di come si chiamano, da che Paese vengono, quanti anni hanno, di che cosa campano, dove abitano (anche se sono spesso condannati ai “domiciliari”, pur non avendo domicilio: presa per i fondelli sublime!)
Ho una figlia ormai cittadina americana: mi dice che gli USA hanno gli stessi problemi e che la gente ne ha le tasche piene: è uno dei motivi del voto a Trump, come lo è stato quello alla Meloni
Un altro motivo è il suo programma di libertà e semplificazione economiche; quanto bisogno ne abbiamo in Europa e in Italia, dove se mettiamo in fila tutte le leggi, i vincoli, le normative facciamo una striscia lunga 392 km (trecentonovantadue chilometri!).
A me il signor Trump piace poco per il suo piglio, mi piace invece il suo programma, la difesa dei valori della sua civiltà che è anche la mia: dentro ci sta tutto quello che segue e ci sta anche lo stesso Trump: meglio che niente, meglio di tutte le signore Harris americane o italiane.
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