Le megalopoli del futuro, un modello da auspicare?

Le megalopoli del futuro, un modello da auspicare?

Modelli di metropoli e di società a confronto. Quale modello di agglomerato urbano sarà quello che avrà un futuro che permetterà a queste di sopravvivere nel nuovo mondo che si prospetta?

Il tipo di società occidentale coi suoi agglomerati urbani, con le sue vaste città tipo New York, Philadelphia, San Francisco, Città del Messico, Londra, Parigi, Bruxelles, Stoccolma, ha delle città che rappresentano pienamente il nostro Occidente con i suoi “valori” liberali, libertari di multietnicità e multiculturalità. Sono società post-ideologiche, del tutto prive di una morale comune diffusa e condivisa, del tutto prive di un modello culturale, estetico, e di una tradizione comune che faccia sentire il cittadino a casa psicologicamente

Le metropoli occidentali non hanno più un campanile che per la nostra spiritualità rappresentava la porta simbolo di Cristo che indicava l’ingresso nella dimensione del sacro in cui ognuno si identificava. Questi individui atomizzati non riconoscono più la propria terra come la terra dei padri.

Tali città sono diventate il vivaio di bande giovanili violente perché composte da disadattati ed alienati

I nostri conglomerati urbani sono l’alimento di numerosi rancori di comunità che si percepiscono ostili all’ambiente in cui vivono e operano. Sono allevamenti intensivi di personaggi sempre più fragili, depressi, inconsistenti.

Le metropoli occidentali sono agglomerati di persone che si sentono sempre meno a casa psicologicamente, di persone che hanno perso l’orientamento e la direzione

Quelle occidentali sono comunità in fuga da loro stesse e in totale disgregazione al contrario di molte metropoli euroasiatiche che, pur soffrendo anche loro gli stessi mali della modernità, hanno cercato di risolvere il problema in altro modo. Fanno parte di queste numerose città, Mosca, Shanghai, Pechino, Riad, Dubai, Singapore e molte altre. Sono metropoli in cui i responsabili hanno affrontato la modernità estrema conservando robusti collanti sociali.

Non sono sempre gli stessi per tutti ma, anche se variano, queste comunità hanno capito che sono importanti i fattori identitari

Sono state conservate gelosamente le identità religiose o le identità nazionali o anche ideologiche. Tutti i sistemi di queste realtà cercano di salvaguardare quello che noi chiamiamo il comune sentire. Sanno anche che devono difendersi da un Occidente che oltre alle armi utilizza anche la metastasi della disgregazione sociale e la corruzione per sovvertire ogni ordinamento.

Non è unicamente corruzione economica ma a quella spirituale

Dall’Occidente si propaga l’ideologia dell’individualismo che distrugge ogni ordinamento similmente al Forestaro che rappresenta il fattore della disgregazione nel romanzo “Le scogliera di marmo” di Ernst Junger. Il sistema cinese che si chiama sempre comunismo perché si basa sull’asse portante della struttura che poggia sul trinomio del partito, di un esercito ideologizzato e del popolo che si identifica in questo ordinamento.

Anche se il regime di Pechino si professa sempre comunista, ha creato un’economia di tipo misto dall’era di Deng Xiaoping, simile a quelle che un tempo quella dei Paesi che si propugnavano rappresentanti della terza via come erano sia l’Argentina giustizialista di Peron o l’Egitto della RAU di Nasser.

Inoltre, recentemente, il governo cinese ha fatto dono alla comunità buddista del più grande tempio della Cina

Questo mentre al contempo sembra aver accettato la tradizionale filosofia confuciana. La Russia post comunista invece ha recuperato i valori nazionali e religiosi come fattori fortemente identitari e ha deciso di non esagerare nella damnatio memoriae del passato regime. perché ha fatto pur sempre parte della storia russa. Le monarchie del golfo stanno collegando una modernità estrema alla tradizione religiosa ed al rigore morale utilizzati più come ancora di salvezza per affrontare lo tsunami della modernità che si prospetta, la quale se non governata bene ha potenzialità distruttive.

Sono due modi di accettare e di affrontare il mutamento dovuto alla modernità inevitabile

L’Occidente ha deciso, al contrario di distruggere tutte le strutture che erano l’ossatura dello Stato e dell’organismo sociale e la stessa propria storia. Questo mentre in Oriente si rinforzano gli argini e si creano casse di compensazione in attesa della piena dei tempi nuovi, cercando di evitare esondazioni.

È fin troppo facile intuire quali saranno le società che dalla modernità saranno travolte, che la subiranno in modo caotico e quelle invece che la vogliono governare trasformandola in caos calmo. Infatti inspiegabilmente nel cosiddetto mondo occidentale, non solo non rafforzano strutture ma si distruggono anche gli argini e le strutture esistenti per farci trovare completamente imbelli e impreparati di fronte allo stravolgimento storico che attende la società e questo perché gli irresponsabili che compongono le élite dell’Occidente, pensano che a governare debba essere solo il mercato e non la volontà umana.

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