La politica italiana, all’ombra del conflitto ucraino, si sta preparando alle elezioni politiche per le quali sta per iniziare il conto alla rovescia in mesi. Contando la pausa estiva, alcune mosse ed alcuni nomi possono essere ancora abbastanza prematuri, ma di certo il tempo non è molto.
Sempre più improbabile la rinascita di un grande centro.
La Democrazia Cristiana, il partito del medio benessere, non può riproporsi nella federazione di tanti piccoli movimenti che puntano a parlare ad una classe media che non esiste praticamente più. E laddove rimane in piedi, lotta impaurita ed arrabbiata per non sprofondare. I medio borghesi di inizio millennio, sono i poveri di oggi. Tutto quell’esercito di piccole attività, partite IVA, professionisti che ormai annaspano sempre di più.
La crisi ucraina, con il rincaro dei carburanti e dei cereali che impatteranno sui generi di prima necessità, contribuirà ad affossare un paese dove lo stipendio medio supera di misura i €1500.
Può paradossalmente raccogliere qualche voto in maniera più semplice Italexit. Alzando i toni del centro e chiedendo di mantenere uno status quo ed una sicurezza che non ci sono più.
Il centro affossa grazie al PD
Un altro motivo di affossamento del centro è legato al fatto che il Partito Democratico ne detenga una parte, accreditandosi come un usato garantito. Anche se ciò può portare ad ottenere una percentuale relativamente considerevoli. In tempi funesti e di richiesta di cambiamento, non è sufficiente a sperare in un grande successo.
Il grillismo è sempre più ormai allo sbando
È la vera preoccupazione del Partito Democratico. Un alleato che riescono facilmente a gestire e del quale hanno assorbito alcuni voti, ma non possono assorbirne facilmente quell’area movimentista ed arrabbiata che aveva dato fiducia ai grillini. E non c’è alcuna certezza che tra l’inefficacia di Conte le piroette di Di Maio, i figli del comico genovese riescano a trattenere quanto necessario per non rendere impossibile la partita con un centrodestra che comunque nei sondaggi è stabilmente avanti.
Il Partito Democratico è ormai una consorteria di interessi. Una garanzia di equilibri che la maggior parte degli italiani vogliono vedere saltare. Sicuramente in caso di vittoria del centrosinistra, sarebbe l’unico ad avere la classe dirigente in grado di dettare l’agenda del governo.
Ma è anche il partito che gli italiani vedono come meno credibile per auspicare un cambiamento. Da qui alla scadenza naturale delle camere, la rabbia sociale e la crisi potrebbero aver assunto proporzioni estese, che penalizzerebbero sicuramente la possibilità di un personaggio poco carismatico come Letta di ottenere un largo consenso tra le masse di persone in difficoltà.
Il declino di Salvini
Chi sta uscendo con le ossa rotte dalla politica di ogni giorno, è Matteo Salvini con il suo pressapochismo dilagante e per il suo dilettantismo di professione.
Solo due anni e mezzo fa aveva l’occasione di stabilizzare un partito nazionale. Ora ha screditato la sua leadership e pregiudicato irreparabilmente il futuro di una Lega nazionale che si ridurrà sempre più a partito strutturato solo a Nord, dunque non garantendo la mediazione territoriale, poiché la dirigenza del centro-sud si basava su un consenso personale di Salvini, ed ora si sta allontanando insieme al consenso come foglie al vento d’autunno.
Ha preso un imprinting come leader del centro destra da Berlusconi al suo matrimonio. Ma parlando con rispetto, richiama il bacio di un Crono che divora i propri figli. L’ex cavaliere ogni volta che incorona un erede, lo da in pasto alle fiere. Fini et Alfano docent.
Giorgia Meloni
Sicuramente la figura più in corsa in questo momento nel centro-destra, e più approvata dagli elettori è Giorgia Meloni. Si sta muovendo e sta prendendo credito in ambienti tradizionalmente non favorevoli per il suo partito, ed anche a livello internazionale.
Anche lei in qualità di ipotetico leader di coalizioni potrebbe scontare la debolezza dell’altro principale alleato. Però differentemente dalle endemica crisi del grillismo a livello nazionale, la Lega nazionale di Salvini sta sparendo soprattutto nel Centro Sud, dove il partito della Meloni è in grado di riassorbire l’urto essendo attrattivo per i consensi che perde Salvini.
Difficoltà che invece ha il Partito Democratico per i consensi movimentisti grillini. Un dettaglio non di poco conto.
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