Regioni – “Il Re è nudo!”. Lo possono gridare con forza e ragione milioni di cittadini italiani. La celebre frase della fiaba ‘I vestiti nuovi dell’imperatore’ di Hans Christian Andersen, è perfettamente adatta alla situazione delle regioni italiane.
La pandemia di coronavirus evidenzia in modo spietato e inequivocabile la totale inadeguatezza delle amministrazioni regionali, a tutti i livelli. I vari Governatori (come adesso si fanno chiamare i Presidenti di Regione), spesso una sorta di moderni Viceré, per la maggior parte incapaci, affrontano questo terribile virus ognuno a modo suo. In ordine sparso, confuso, quando invece c’è la drammatica necessità di una risposta forte ed unitaria.
1947
Il loro operato è la palese dimostrazione (già peraltro ampiamente certificata) che il modello di governo Regionale è un totale e pericoloso fallimento.
Stravolgendo un antico proverbio “chi inizia male…”
Infatti le Regioni, fino alla proclamazione della Costituzione della Repubblica Italiana nel 1947, non esistevano. Previste dalla nuova Carta Costituzionale, sarebbero dovute essere 22 – attualmente sono 20. La loro effettiva costituzione come Ente Territoriale dello Stato venne però effettuata solo successivamente, con la legge del 10/05/1970.
Un atto criminale
Sono state previste Regioni a Statuto Ordinario e a Statuto Speciale, determinando così, da subito, alcune fondamentali differenze all’interno del territorio Nazionale. La riforma del Titolo V della Costituzione Italiana varata nel 1999 dal Governo di Centro Sinistra, guidato dall’ormai “mitico” baffino D’Alema, conferisce alla Regioni poteri fondamentali. Poteri fino al quel momento appannaggio esclusivo del Governo centrale. Un vero e proprio atto criminale contro l’unità della Repubblica Italiana, i suoi cittadini, e la loro sicurezza.
L’emergenza sanitaria in corso e le sue drammatiche conseguenze, non lasciano dubbi sulla necessità di una immediata riforma dei poteri delle Regioni.
I nostri morti, molti dei quali potevano essere sicuramente salvati con decisioni rapide e condivise, sono la tragica testimonianza del fatale errore di avere ceduto alle immotivate richieste di autonomia da parte di alcune Regioni. L’Italia deve essere una e indivisibile. Non una somma confusa di vari territori.
Solo così possiamo affrontare e vincere le sfide del nostro incerto futuro.
Fabio Tatini