Le Tasse più assurde del mondo

3d people - man, people push up word "tax"

Delle tasse faremmo volentieri a meno. L’Italia è la punta di diamante (simpaticamente piantata nelle nostre costole) mondiale per la pressione fiscale, lavoriamo 10 mesi l’anno per pagarle, nei due rimanenti ci è concesso di tenere i nostri soldi. Dando uno sguardo in giro ci sentiremo un pò meno soli…:

TASSA SUI SOCIAL. Il 1 ° giugno 2018, l’Uganda ha introdotto – primo Paese al mondo –  una tassa sui social media: per usare siti e app come Whatsapp, Facebook e Twitter i cittadini dovranno pagare 200 scellini (5 cent di euro) al giorno. Yoweri Museveni, il capo di Stato ugandese, ha dichiarato che la tassa è necessaria per contrastare la “minaccia” del gossip sui social e che grazie ai proventi “la nazione farà fronte alle conseguenze del pettegolezzo”. Cosa significhi non è dato saperlo.

TASSA SUL RESPIRO. Se vi trovaste a passare dall’aeroporto internazionale di Maiquetia a Caracas, preparate 127 bolivar (20 euro): è la tassa sul respiro a cui sono assoggettati i passeggeri, per compensare il costo del sistema di filtraggio dell’aria installato nel 2014 in aeroporto! Secondo il ministero dell’Acqua e del trasporto aereo venezuelano, il sistema di filtrazione dell’aria sanifica e deodora l’aeroporto e blocca la crescita dei batteri, proteggendo così la salute di tutti i passeggeri. Speriamo che nessuno dei nostri rappresentanti istituzionali si faccia un giretto in Venezuela, altrimenti questa non ce la toglie nessuno.

 

LA TASSA SUI NOMI DEI BAMBINI. Siamo nella civilissima Svezia, dove i nomi dei bambini hanno bisogno dell’approvazione dell’ente fiscale. Gli svedesi sono tenuti a vedere il nome del figlio approvato dall’agenzia delle imposte svedese prima che il bambino compia 5 anni. Se i genitori non ottengono il benestare, possono essere multati fino a 5.000 corone (circa 500 euro). La legge risale al 1982, per impedire ai cittadini di usare nomi reali, anche se il pretesto è che approvando il nome, l’agenzia fiscale può proteggere un bambino da un nome offensivo o confuso. Tanto per fare un esempio, l’agenzia fiscale ha già respinto “Ikea” (per il pericolo di generare confusione) e “Allah” (a causa di un potenziale reato religioso), nonché “Brfxxccxxmnpcccclllmmnprxvclmnckssqlbb11116”, che una coppia di genitori voleva affibbiare al figlio come forma di protesta. Tuttavia, “Google” e “Lego”  di recente sono stati autorizzati. Nel caso foste in dolce attesa mi sembrano due ottimi suggerimenti.

LA TASSA SULLE FLATULENZE DELLE MUCCHE. L‘Unione europea ha trovato un altro colpevole per il problema dei gas serra: le mucche. Studi recenti hanno dimostrato che il metano rilasciato dalle mucche può incidere tra il 10% e il 18% sulla quantità di gas serra europei. Il problema è aggravato dai macelli, che concentrano grandi quantità di gas metano in una zona. Alcuni paesi dell’UE hanno, quindi, adottato imposte sui bovini, guida la classifica la Danimarca, con 100 euro di tassa per ogni mucca. 

N.B. La lettura del presente articolo è severamente vietata ai politici italiani
 
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