LEGA A CONGRESSO: IL DILEMMA DI SALVINI
Fra un paio di settimane, a Firenze, si celebrerà il Congresso Federale della Lega.
Non ci si aspetta sorprese, almeno dal punto di vista formale: Matteo Salvini è l’unico candidato a subentrare a se stesso quale Segretario del partito – che tra le altre cose, reca il suo nome sul simbolo – e sta provvedendo a blindare i numeri a suo favore attraverso un fitto scambio di corrispondenza con fedelissimi e non, per assicurarsi un futuro tranquillo.
Salvini d’altra parte viene percepito come l’unico leader al momento, ma non tanto per reale convinzione quanto per evidente mancanza di alternative (tra chi non ne ha il phisyque du role, e chi, pur avendolo, non ci pensa nemmeno a dirigere il partito)
Tuttavia, sonio anni che il Segretario è in difficoltà, come testimoniano i risultati elettorali che non autorizzano certo a festeggiare. Le continue dichiarazioni d’amore per Trump ad esempio, qualche giorno fa, hanno provocato dure reazioni in una parte della Lega. Segnali da non sottovalutar affatto.
Insomma, sono lontani i tempi del quasi 35% e la proposta della Lega pare sempre più subalterna rispetto a quella degli alleati. Non solo Fratelli d’Italia che vanta più del triplo dei consensi, ma anche Forza Italia è sistematicamente sopra la Lega a ogni tornata elettorale
Ciò vale tanto sul piano nazionale che su quello locale, in un contesto assai difficile caratterizzato da tensioni che non possono risolversi esclusivamente con qualche slogan coniato bene. Il Salvini-Re Mida che trasformava in oro tutto quel che toccava, di fatto è un ricordo che sfuma sempre di più e che ormai è chiaro non sia destinato a tornare.
Quindi, unica leadership sì, ma piuttosto deboluccia con un elettorato che potrebbe divenire sempre più insoddisfatto
Invero, se guardiamo al recentissimo passato, le maggiori oscillazioni nel sismografo emozionale dell’elettorato leghista si sono avute con la candidatura alle ultime Europee del Generale Roberto Vannacci che ha portato in dote una bella dose di voti e le cui controverse tesi hanno rivitalizzato una parte di elettorato ex padano, allontanando però un’altra consistente porzione di leghisti.
Ma Vannacci è tutt’altro che un yes man, o un semplice gregario e lo ha dimostrato più volte, prendendo le distanze dalla linea ufficiale della Lega e causando non pochi imbarazzi
Se poi, si aggiunge il fatto che, da Generale, egli è abituato a comandare, ben si comprende come la sua figura sia tutt’altro che facilmente assorbibile negli ordinari equilibri politici.
Se l’evidente buon risultato alle Europee ha messo in soffitta le polemiche sul Generale, di certo queste sono latenti e destinate a esplodere in ogni momento
Da qui probabilmente la scelta di Salvini di blindare il Generale con un ruolo apicale nel partito con la proposta di farne uno dei Vice-Segretari. Ma è una scelta che rischia di esser pagata a prezzo salato, proprio a partire dal Congresso fiorentino. Infatti, se già molti non condividevano l’idea di candidare Vannacci alle Europee, è facile immaginare che non faranno i salti di gioia a trovarselo come vice-Segretario al pari di Crippa, Durigon e Stefani (che hanno ben altro profilo, non per nulla!).
Invero, ad oggi, non si sa nemmeno se Il Generalissimo accetterebbe! È piuttosto imprevedibile per la verità e quindi, gli esiti davvero sono del tutto non scontati
Per adesso, Vannacci, pur nella sua eterodossia, non ha mai polemizzato col leader, ma che sia una mina vagante è nella natura delle cose.
Qualche tempo fa qualcuno aveva ipotizzato un tentativo di OPA alla Segreteria (smentito sempre dal diretto interessato) o addirittura la costituzione di un partito proprio con conseguente fuoriuscita dalla Lega (circostanza questa invece mai smentita).
E, recentemente, la liason con Marco Rizzo non deve aver fatto dormire sonni tranquilli dalle parti di Via Bellerio
Insomma, la verità è che la sensazione che Vannacci abbia usato la Lega come un taxi per coltivare altri progetti politici non è mai sparita dal comune sentire. E la mossa di Salvini, seppur motivata dalla volontà di tenere sotto controllo Vannacci, è destinata a riaccendere gli animi, come già si sta palesando in questi giorni.
A giudicare dalle continue fuoriuscite dalla Lega di molti esponenti che si vanno consumando in queste settimen, si potrebbe dire che Vannacci genera esodi di massa, talvolta in direzione Fratelli d’Italia, talaltra in Forza Italia
Tanti esponenti, anche con ruoli istituzionali importanti, in realtà mal sopportano sia Salvini che accusano di sostanziale inconcludenza, sia Vannacci che accusano di eccessi estremistici anche’essi, di fatto, inconcludenti per il partito.
In questo contesto difficile, e con un Congresso alle porte, si va profilando una vera e propria rivolta anti-vannacciana proprio a partire da due regioni importanti per l’elettorato leghista: il Veneto e la Toscana
Il primo è tradizionalmente una roccaforte della Lega, complice anche la figura di Luca Zaia, ottimo amministratore e per certi aspetti ben poco populista a differenza del suo leader. Non solo!
A complicare le cose c’è pure l’attivismo dell’ex leghista Flavio Tosi, adesso plenipotenziario di Forza Italia in Veneto, che, piano piano e lemme lemme, sta sottraendo alla Lega molte figure importanti del territorio per dirottarle verso il partito di Berlusconi
Gente che improvvisamente si è scoperta anti-populista o nostalgica del bossismo tradito dal partito salviniano, ma che quando Salvini garantiva percentuali altissime e candidatura a iosa, era ben felici di assecondare gli slogan del leader. Vabé, si sa, in politica “Parigi val bene una cadrega”.
Non stupisce ma ci porta quasi a solidarizzare con Salvini
In Toscana invece la situazione è, se possibile, ancor più complessa. Il Generale è in palese rotta con la plenipotenziaria salviniana, Susanna Ceccardi. Il duro scambio tra i due è cronaca è cosa di qualche settimana fa: da una parte la Ceccardi che rivendicava di essere un candidato che meglio rappresenta la weltanschaung leghista, e dall’altra parte Vannacci che gli rispondeva con la spietata aritmetica delle preferenze ottenute.
Tra i due non corre buon sangue e la netta presa di distanza di Vannacci dalla candidatura leghista alla Presidenza della Regione Toscana di Elena Meini, ha sicuramente aggravato la tensione che si respira palpabile nell’aria
Addirittura la prospettiva del Generale candidato in Toscana con una propria lista – evidentemente separata da quella del centrodestra – è una bomba assai pericolosa per gli equilibri interni al partito e forse alla coalizione.
Se è vero tutto questo, insomma, si comprende bene il dilemma di Salvini. Rinunciare ai voti di Vannacci rischiando lo strappo, o cercare di inglobare il Generale negli assetti verticistici della Lega scontentando buona parte dei dirigenti?
Per adesso il Segretario ha scelto evidentemente la seconda opzione, ma il rischio è che questa scelta si trasformi in un boomerang dalle conseguenze inenarrabili.
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