“Non ce n’è bisogno perché l’istituto della legittima difesa è sufficientemente regolamentato. La tutela rafforzata della legittima difesa nel domicilio e nel negozio è già stata introdotta nel 2006. Oltretutto con questa riforma si lancia il messaggio sbagliato che se succede un fatto astrattamente riconducibile alla legittima difesa, non si deve fare nessun accertamento. Questo non è possibile perché se un soggetto muore, le indagini il PM le deve fare“, ha affermato il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Francesco Minisci, intervistato da Radio Anch’io in merito al rinvio dell’esame della proposta di legge in materia di legittima difesa, calendarizzata in Aula alla Camera martedì prossimo.
Affermazioni che sembrano far tornare nuovamente in voga la vecchia contrapposizione tra poteri dello Stato, notoriamente il Legislativo ed il Giudiziario. Eppure la scintilla che ha acceso il dibattito è ben nota:lo scorso 23 febbraio il Ministro dell’Interno Salvini ha fatto visita ad Angelo Peveri nel carcere di Piacenza. La vicenda dell’imprenditore, condannato a 4 anni e 6 mesi di detenzione per tentato omicidio di un rapinatore che si era introdotto nel suo cantiere, ha determinato la seguente dichiarazione del Ministro dell’Interno: “Dal mio punto di vista in carcere non avrebbe neppure dovuto entrarci, ma non commento le sentenze“. Dichiarazione che immediatamente ha fatto rizzare le orecchie a tutta l’Anm, che prontamente aveva accusato il titolare del Viminale di violare le prerogative della magistratura e così “delegittimare i giudici”.
“Non spetta a un magistrato dire quale legge bisogna fare e non fare. Si mettano l’anima in pace, sia in redazione al Corriere della Sera che i magistrati di sinistra: la legittima difesa sarà legge entro marzo” ha risposto il Ministro dell’Interno Salvini a Minisci, giudicando di una “gravità assoluta” le dichiarazioni dell’Anm.
E mentre Minisci, ai medesimi microfoni, evidenzia che la riforma presenterebbe “gravi profili di incostituzionalità“, a rispondere interviene anche l’avvocato Giulia Bongiorno, Ministro della Pubblica Amministrazione, con toni che in apparenza sembrerebbero rassicuranti: “la legge si limiterà alla tutela dell’aggredito“. Ma lo scontro politica vs. magistratura oramai sembra aver calcato la mano a tutti: nel dittatito interviene anche l’Unione delle Camere Penali, il cui presidente, Gian Domenico Caiazza sembra dare ragione a Minisci col suo “dovrà essere sempre un giudice che valuta”, aggiungendo che “qualunque cosa scrivano nel testo della legge sulla legittima difesa, non può immaginarsi una norma che pretenda di sottrarre un fatto omicidiario alla valutazione di un giudice quindi stiamo parlando del nulla”.
“Emergenza virtuale” come l’ha definita Caiazza o meno, noi seguiremo la vicenda e ve ne daremo conto, seguendone gli sviluppi. Nel frattempo è chiaro: è riemersa la frattura Politica vs. Magistratura. Ancora una volta.