E’ stata una giornata dura, sono stanco. Decido di andare a casa un pò prima del solito, solo una sbirciata alle notizie e poi via a casa. Come non detto, resto qui. Mi è tornato il sorriso – Lele Mora sarà il direttore de L’Unità; almeno secondo lui. Tanto basta per darmi una sferzata di energia, il fanciullino di pascoliana memoria che è in me sgomita per vedere meglio, e tacitare l’uomo di mezza età che scuote la testa perplesso. Che poi sono sempre io.
L’ex sultano che languiva nel suo harem di maschiacci contemplando i panorami mozzafiato della Costa Smeralda riemerge dall’oblio, e lo fa alla grande. Lele è tornato, è in forma e non si accontenta di scagliare questo meteorite nel mare magnum mediaco, Lele rilancia: “Farò rivoltare Antonio Gramsci nella tomba”.
Ti crediamo Lele, su questo ti crediamo.
L’Unità è un quotidiano che di storia ne ha da vendere, e a Lele nostro la storia piace tanto, talmente tanto che ci tiene a precisare subito che lui col comunismo non ha nulla a che spartire – non solo perché il comunismo non esiste più, ma anche perché lui è…mussoliniano. E’ il turno del Duce di far le giravolte nell’avello.
“Dobbiamo ancora sederci attorno a un tavolo e formare la squadra, ma ho intenzione di prendere dei buonissimi nomi”, garantisce Lele.
Anche stavolta Lele ti crediamo, sei l’uomo più indicato per dare continuità alla linea editoriale che ha contraddistinto L’Unità negli ultimi vent’anni: la chiusura.