Leonardo Calcina, il bullismo e quella scuola “perfetta” nei video della prof influencer

Concentrati sull’immagine positiva di una scuola d’avanguardia, studenti ed insegnanti del “Panzini” potrebbero aver ignorato le richieste di aiuto di Leonardo, il ragazzo suicidatosi la scorsa domenica

 

No, non siamo in un college americano, né su un aereo”. Inizia così una delle puntate dello school tour dell’insegnante Sara Bucefalo, seguitissima travel blogger con oltre 500 mila follower su Tik Tok e docente dell’Istituto Tecnico Professionale “Alfredo Panzini” di Senigallia, scuola salita al centro delle recenti cronache per il suicidio del quindicenne Leonardo Calcina, vittima di bullismo.

Chiariamo subito: i video della professoressa Bucefalo, pubblicati sia sul suo profilo Tik Tok sia sulla pagina Facebook della scuola, sono stati girati diversi mesi prima della tragica morte di Leonardo, toltosi la vita in un casolare del senigalliese la scorsa domenica. 

Pur essendo precedenti al dramma che ha investito la famiglia Calcina ed un’intera comunità, quei video  esortano a riflessioni per cercare di capire ciò che è accaduto a Montignano: in una scuola che propone lezioni hi tech, in strutture all’avanguardia con insegnanti giovani, dinamici, addirittura influencer, in un luogo in cui l’istruzione, più che di un obbligo di legge, assume il carattere di qualcosa di bello, da vivere ogni giorno con entusiasmo ecco, qui, al “Panzini” come è potuto accadere che nessuno si sia accorto del malessere di uno studente che ha trovato quale unica soluzione il togliersi la vita? Si può credere che compagni ed insegnanti siano stati ciechi al progressivo isolamento di un giovane in cerca di aiuto?

Scorrendo i video qualche idea sulla risposta ce la siamo fatta. Quel “non siamo in un college americano…” (per via degli armadietti con lucchetto e di spettacoli che ricordano le cheerleader), trasmette l’idea di modernità e di esclusività dello studio cui per decenni la cinematografia d’oltreoceano ci ha abituati. Vivere in provincia come si fosse in Beverly Hills 90210: un sogno che attrare tanti ragazzi, tanti nuovi iscritti…

Peccato che i college americani soffrano degli stessi problemi di tutte le scuole del mondo, bullismo in testa. Sì, perché dietro il cool di armadietti, cheerleader e quarterback ci sono storie di isolamento sociale, violenza, disperazione che, spesso, esplodono in tutta la loro tragicità con gli school shooting, le sparatore scolastiche la cui prima, in ordine di tempo, risale addirittura al 1925.

Quel “non siamo in un college americano” ci ha fatto tornare in mente un altro istituto considerato all’avanguardia, modernissimo per i suoi tempi, con atleti talmente in gamba da essere trattati con rispetto e deferenza dagli stessi insegnanti, inclini a chiudere un occhio davanti ad eventuali eccessi dei “campioni”.  Era la Columbine High School dove, fra le isolate ed inascoltate vittime di bullismo, c’erano due adolescenti appassionati d’armi, Eric Harris e Dylan Klebold, che morirono suicidi nell’aprile del 1999… dopo aver assassinato quattordici innocenti

Di fronte ad una strage è estremamente difficile provare pietà o trovare giustificazioni per gli assassini, tuttavia il dibattito che ne seguì coinvolse istituto, corpo docente, famiglie: per due lunghi anni Harris e Klebold scesero la china della follia, possibile nessuno lo abbia notato?

Nessuno. Tantoché episodi drammatici come il mass murder della Columbine si sono ripetuti, seminando morte nei college fino agli ultimi anni. 

La lezione non è stata imparata anzi, in una società ormai globalizzata in cui l’individualismo e l’edonismo più sfrenati sono amplificati dai social network, vendere un’immagine di sé pulita, bella, cool è più facile e gratificante che ammettere l’esistenza di un problema perché, accettare l’esistenza di quel problema, presuppone il mettersi in discussione ed accettare eventuali responsabilità. 

Forse concentrati sull’immagine positiva del loro Istituto, studenti ed insegnanti del “Panzini” potrebbero aver ignorato le richieste di aiuto di chi viveva quel “paradiso” come un girone dantesco.

È per questo che, mentre sono in corso le indagini, sarebbe opportuno che quei video vengano rimossi. Non perché il “Panzini” non meriti visibilità: impossibile negare che sia una scuola stimolante, very cool! Ma a cosa serve essere cool se poi si è ciechi alle sofferenze di un compagno?

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