Epidemia – Gina ha cercato di apparire più sexy: si è infilata ai piedi le scarpe con i tacchi alti e ha messo in bella mostra il decolté. Porta i capelli neri lunghissimi e un tailleurino rosso, attillato, volutamente demodé. Non ha trucco e i suoi anni sono lì, sul suo viso da ragazzina.
Si, proprio quella che non si trova più nelle farmacie perché il popolo del Dragone ne ha fatto incetta. Centri massaggi compresi. «Ma per mandare laggiù, in Patria», ci tengono a far sapere. orario continuato Gina ha 26 anni, un marito tassista a Pechino e un lavoro a Milano, in zona Loreto, in uno degli oltre 200 centri orientali, ai quali vanno aggiunti quelli intestati ad italiani, ma con personale tutto femminile asiatico. Per una media di tre «lavoratrici» per negozio. Un vero e proprio esercito con più di 500 figlie dello Zhongguo, del Regno di mezzo, che lavorano ininterrottamente dalle 10 alle 23, domeniche e festivi compresi.
Da Chinatown a Lambrate, Citta Studi, zona Centrale, attorno a Mac Mahon: praticamente in ogni zona della città. Con relativo tariffario che spazia da 30 a 100 euro a seconda della durata della prestazione. Escluse le mance di chi non si accontenta e vuole prolungare il massaggio anche nelle parti intime. Per un business a tanti zeri.
Ritorno all’antico Un fenomeno che si specchia nell’ incremento di prestazioni di centri estetici italiani.
«La concorrenza cinese ci ha sempre creato non pochi problemi», ammette una esercente di viale Abruzzi, «per noi è sempre stato difficile stare sul mercato agli stessi prezzi. Chi ci ha provato anche con promozioni ha chiuso dopo pochi mesi».
Anche in strada nelle storiche vie Piccinni, via Monteverdi, piazzale Bacone, la presenza di prostitute cinesi si è più che dimezzata. A volte ne potevi contare anche otto sparse in un fazzoletto di marciapiede: l’altro giorno ce n’erano due. «A me», dice Lina, 54 anni, cinese di Fushung, affrettando il passo, «un cliente mi ha addirittura chiesto se poteva pagare di meno, visto il momento difficile».
Lo vogliono anche i clienti che assicurano di tornare dalle “loro donne” orientali non appena cesserà l’ allarme per l’epidemia di coronavirus. In fondo, già molto tempo fa, un altro italiano, Marco Polo, aveva scritto delle prostitute cinesi: «Gli stranieri che le hanno sperimentate una volta rimangono come stregati e non riescono più a togliersele dalla testa».
Michele Focarete per “Libero Quotidiano”