Femministe per vocazione o interessse? – La distanza della Politica dalla Realtà si è fatta ormai siderale. E così, in una Italia disperata e sempre più povera, ci tocca pure assistere all’incredibile dibattito interno al PD sulla scarsa «rappresentanza femminile» nel Governo Draghi.
Già, perché deputatesse e senatrici di quel partito sono letteralmente insorte in nome di un improvviso quanto occasionale femminismo, lamentando i pochi posti da Ministro riservati alle donne.
Non è il dramma delle donne italiane oppresse dal lockdown e sacrificate dalla crisi economica a preoccuparle, no. Né è la tragica condizione femminile laddove vige la legge della Sharia ad angosciarle, no. A preoccupare ed angosciare le progressiste donne del PD è il fatto di non sedere su poltrone ministeriali! Ci sarebbe solo da ridere se la vicenda non ci costringesse a qualche riflessione di natura, diciamo, costituzionale.
Visto che queste “femministe de noantri” -probabilmente in preda a bulimia di potere- sottovalutano due aspetti, e cioè:
- che la rappresentanza parlamentare (la quale influenza solitamente la composizione ministeriale) si fonda sul principio della rappresentanza generale della cittadinanza italiana;
- che tale rappresentanza generale non consiste in una sommatoria di rappresentanze di genere. Non è che le donne elette in Parlamento debbano rappresentare le donne, gli uomini eletti debbano rappresentare gli uomini, e così via…(dato che l’ideologia di Sinistra tende a moltiplicare i generi, quasi fossero i biblici pani e pesci).
No, non è così. Perlomeno per la nostra Costituzione. Dispiace dover ricordare certe cose al PD, che in altri tempi (e forse con altri nomi, visto che ne ha cambiati tanti) si ergeva a paladino della «Costituzione più bella del mondo».
Stiano tranquille le femministe in salsa rosa
Detto questo, possiamo comunque stare tranquilli. Perché le donne del PD, una volta che avranno ricevuto posti di potere -sia da Sottosegretari governativi che da dirigenti nazionali di partito- smetteranno come d’incanto la loro protesta “femminista”. E sulle pagine dei giornali e nei dibattiti interni a quel partito la questione femminile verrà debitamente accantonata.
In attesa di ripresentarla alla prossima spartizione di poltrone, naturalmente. Siamo insomma alla pura commedia. Ragion per cui ci permettiamo di consigliare alle donne di potere del PD (evidentemente travestitesi da femministe solo per Carnevale) di rileggersi una commedia di Molière, la cui pungente satira criticava, anticipandoli, certi loro comportamenti.
La commedia si intitola: «Les précieuses ridicules».
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