Lessico per il terzo millennio: popolo, Stato e sovranità
Fare chiarezza sulle parole è il primo “navigatore” della politica. Questo vale in particolare per i nostri tempi, distratti, confusi, culturalmente poveri.
Tre parole-chiave di questo lessico sono: popolo, Stato e sovranità. Ritrovare e ricostruire un circuito virtuoso tra questi vocaboli è la base di una consapevole ed incisiva azione politica.
Popolo: è nostra profonda convinzione che sia un errore dissociare e contrapporre questo termine a “Stato”. Quando questi “mondi” sono stati vissuti come alternativa, la storia del ‘900 non ha mai prodotto esiti virtuosi.
L’originale vita di un popolo
Il popolo è un complesso di uomini e donne con tutto ciò che essi sono nel corpo e nell’anima, nella loro particolare realtà geografica e storica. In sostanza è l’eredità costruita nel tempo dalla terra e dal Paese. Non solo un cumulo di elementi isolati, ma una vera e propria unità vivente. Un popolo dunque nello Stato; lo Stato come forma viva del popolo.
La politica è sana se un popolo vive ed agisce nello Stato, non per “perdersi” in esso, ma con lo scopo di valorizzare tutte le forze che vivono nell’intimo delle comunità. Lo Stato non può che essere l’espressione, il garante ed il promotore di questa originale vita di popolo. Altrimenti il popolo diventa il mero oggetto delle sue mire e della sua demagogia.
Persona e comunità: il luoghi anteriori e naturali
Lo Stato non è dunque un’entità estrinseca. Se diventa per noi un ingombro o, addirittura, un nemico, si verifica un pericoloso corto circuito di natura politica.
Lo Stato è invece in noi: non nasce solo in Parlamento o nel Governo, ma, ogni giorno, prende forma dinanzi ai genitori, ai fratelli e sorelle, ai compagni di scuola, in ufficio ed in fabbrica, nelle associazioni comunitarie. Se non si costruisce in questi luoghi “anteriori” e naturali, sarà difficile costruirlo dopo.
Stato: un “senso” oltre lo scopo
Lo scopo della Stato è, in prima istanza, quello di aiutare le persone, intraprendendo azioni di sostegno di cui i singoli e le comunità non sono capaci da sole. Deve dunque prendersi cura del loro benessere, garantendo che nel Paese ci sia un ordine fondamentale per vivere e lavorare, ma senza fare da assistente né da tutore a nessuno.
Lo Stato oltre ad uno scopo ha anche un “senso”. Per chi in politica è mosso da una non opzionale ispirazione cristiana, occorre andare oltre. Lo Stato ha una “dignità sovrana”. Garante dell’armonia nell’ordine, per usare le parole di San Tommaso, lo Stato è costitutiva espressione della Maestà divina. Ciò non significa che lo Stato sia esso stesso soggetto morale o religioso (compito che spetta ad altre realtà), ma non può certo abdicare alla difesa e protezione di quei valori fondamentali che costituiscono la visione antropologica e l’architrave della filosofia cristiana della vita.
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