Enrico Letta ha dichiarato di voler fare del Pd il riferimento centrale di una vasta alleanza di Centrosinistra capace di vincere le prossime elezioni politiche. Ed è quindi alla ricerca di un elettorato aggiuntivo a quello tradizionale, sempre più ristretto.
Per questo si è subito pronunciato a favore dell’introduzione nel nostro ordinamento giuridico dello “ius soli” e del diritto di voto ai sedicenni. Due proposte che puntano entrambe a svuotare di senso il concetto stesso di cittadinanza, mediante la sua dilatazione integrale e l’allentamento dei vincoli etici che essa presuppone nei confronti dello Stato.
Perché è chiaro che, se tutti possono diventare cittadini (e per giunta col diritto di voto ad una età sempre più bassa), nessuno lo è realmente.
Ora nel nostro Paese la cittadinanza -che dovrebbe essere punto di arrivo, e non di partenza, di un percorso fatto di formazione e integrazione- viene già concessa in modo assai generoso a tutti coloro che ne fanno richiesta e che sono in regola con i requisiti minimi di legge.
Passare pertanto dallo “ius sanguinis” allo “ius soli” avrebbe solo la conseguenza di attrarre in Italia nuovi flussi migratori incontrollati, regolarizzando di fatto la presenza di clandestini. Senza contare che finiremmo col trovarci nella bizzarra posizione di avere, nel voto sul suolo italiano, un elettorato basato sullo “ius soli”, e, nel voto degli Italiani all’estero, un elettorato basato sullo “ius sanguinis”! Il che sarebbe alquanto ridicolo.
Ma la preoccupazione di Letta e del Pd appare solo una: acquisire nuovi consensi elettorali creando nuove categorie di elettori, presumibilmente grati per la grazia ricevuta della cittadinanza.
Lo scellerato voto ai sedicenni
Nella medesima direzione va la richiesta del voto ai sedicenni. Possibile solamente abbassando la maggiore età, attualmente fissata a diciotto anni. Per cui l’adolescenza diventerebbe per legge un’età adulta. L’età della maturità, della piena responsabilità e della consapevolezza dei diritti e doveri del cittadino verso lo Stato. Il che è troppo folle per poter essere vero.
Lasciamo ai ragazzi la leggerezza e la spensieratezza dell’adolescenza. E, prima di gravarli di responsabilità impossibili da portare a quella età, cerchiamo piuttosto di formarli culturalmente e di prepararli adeguatamente per l’avvenire.
C’è qualcosa di profondamente immorale in questa cinica strumentalizzazione degli adolescenti, che il Mercato ha trasformato in consumatori compulsivi e che certa Politica vorrebbe trasformare in elettori incoscienti. Buoni, in entrambi i casi, ad essere influenzati e manipolati dal Potere di turno.
Solo un decadimento morale può suggerire infatti che dei sedicenni, ancora impreparati alla vita e senza conoscenza alcuna della società e del mondo del lavoro, possano contribuire seriamente a decisioni relative alle sorti del Paese.
Vero è che tale fascia di elettorato potrebbe essere in linea con taluni attuali parlamentari senza qualità e preparazione. Eletti sol perché selezionati da dubbie piattaforme private o perché nominati in lista dai Capi partito.
Ma non è abbassando contemporaneamente il livello di conoscenza e competenza di rappresentati e rappresentanti che usciremo dal degrado istituzionale, oltre che economico e sociale. Benedetto Croce ebbe a dire una volta che il problema dei giovani è quello di maturare. Di questo dovrebbe semmai preoccuparsi la Politica, agevolando l’accesso dei giovani (e ancor più degli adolescenti) all’esperienza concreta dell’istruzione e del lavoro.
Aumento dei consensi solo abbassando l’età dei votanti?
Ma Letta ed il Pd pensano di accrescere i loro consensi elettorali diminuendo semplicemente l’età dell’accesso al voto. Della grande seppur controversa “questione giovanile” (la cui soluzione richiede trasformazioni sociali e profonde innovazioni sul piano culturale e tecnologico) hanno fatto una piccola questione relativa all’età in cui andar alle urne. E poco importa se da occupati o disoccupati, se da soggetti qualificati o non.
Ed il bello è che hanno fatto ciò in nome del giovanilismo. Di un giovanilismo che nasce dal culto dell’auto indulgenza e da un generale indebolimento dell’etica del lavoro. Di un giovanilismo che già tanti danni ha causato al Bel Paese: dal fascismo al sessantottismo al renzismo.
Ragion per cui perseverare sarebbe diabolico… Resta sullo sfondo il dramma storico di una Sinistra che, nel rifiutare l’opzione ideale del riformismo, si è trovata a scivolare dal massimalismo al minimalismo. E Letta, come leader minimalista, è sicuramente inarrivabile.