Sovranità e sovranisti – I trattati, gli accordi che firmano gli Stati per stare insieme, sono poco simpatici, diciamocelo.
I popoli che sono negli Stati sentono imporre regole su diritti fondamentali, introducendo norme surrettizie alle norme proprie degli Stati. È difficile integrare popoli diversi con culture e tradizioni diverse. In Europa è sicuramente così.
La sovranità non è il nazionalismo, in questo modo si fa confusione. Si confonde un’introduzione surrettizia di norme a cui i popoli sentono sentimenti di avversione, ma non perché nazionalisti.
Un esempio chiarisce bene: facciamo conto che ci sia un popolo di uno stato cattolico ortodosso uscito dalle persecuzioni naziste dell’est europeo. Questo popolo abbia un disciplinare che gestisce il divorzio in una certa maniera, diversa da quella del Trattato UE al quale appartiene lo Stato. Questo popolo vuole esercitare la sovranità propria della sua tradizione storica popolare, sarà quindi sovranista su questo argomento e non per questo anche nazionalista. Così come negli stati federali, tipo gli USA, alcuni stati sono contrari alla pena di morte ed altri no. Esercitano una sovranità, ma non per questo non sono democratici, cioè nazionalisti, gli stati che la adottano. Credo gli esempi siano chiari.
Questa è una cosa che andrebbe spiegata bene ai singoli popoli. L’UE determina risoluzioni da approvare negli stati membri, mediati dai singoli governi, che non sono sempre bene accetti dal popolo e dai loro rappresentanti eletti democraticamente dai parlamenti. È successo in Italia con il MES. Manca la necessaria trasparenza e quindi manca la consapevolezza.
Senza la trasparenza gli organi UE diventano poco accettabili, rifiutati. Non è solo una questione di chiarezza delle regole del gioco, ma i paesi indebitati saranno sempre più nazionalisti, non sovranisti. Si è sovrani, se su i vari argomenti da recepire i popoli tramite i parlamenti si possono esprimere, sia su materie economiche che materie sociali. Peraltro economia e società vanno di pari passo e sono inscindibili.
Abbiamo bisogno di riforme, ma non abbiamo i soldi per farle
È un paradosso. Siamo un Paese che ha bisogno di riforme, ma così indebitato che non possiamo farle. Possiamo solo prendere i soldi dalla UE e fare debiti. Il nostro creditore, già l’ho scritto in un precedente intervento, sarà l’UE. Finita l’emergenza COVID, mettiamo tra due anni, con questo debito pubblico monstre, senza un piano di ricostruzione nazionale, cosa potrà mai accadere in Italia? Che i nazionalisti saranno diffusi, ed i sovranisti, cioè quelli che voglio una classe dirigente coraggiosa, determinata, che deve dire agli italiani la verità, uomini di Stato, che hanno il dovere di fare un piano di ricostruzione, negoziando qualche diritto con l’UE, saranno sempre meno, sostituiti appunto dai nazionalisti.
Sovranisti dunque agnelli? No. Sovranisti per tutelare qualcosa che dia valore al nostro popolo, che ha una vocazione mercantile, turistico ricettiva, manifatturiera, dialetti, montagne colline e mare… poeti santi e navigatori.
Gli economisti italiani possono essere sovranisti? Certo che possono esserlo, sia a destra sia a sinistra. Su certi temi tipo la lunghezza delle telline o la sede dell’autorità alimentare UE non c’è colore.
Il tramonto del sovranismo è il nazionalismo. Ma a volte se si buttasse il cuore oltre l’ostacolo la scelta di campo diventa facile. Un’Europa forte è un’Europa attenta anche ai valori dei singoli popoli appartenenti. Ed un’Italia forte, con un progetto, un piano, guidata da gente determinata, che offre i suoi valori fondanti agli Europei, è una Italia sovrana, e non una banda di nipotini del fascismo, ridicolizzata nei salotti europei. Ci vorrebbe Churchill.
Che dire, anche il lavoro degli economisti sarebbe più semplice. Aspettiamo… il Natale. Ed auguri a tutti.
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