Sono sempre di più le voci che danno allo studio lo scudo penale per i medici impiegati nella vaccinazioni, dopo le inchieste della magistratura in Sicilia.
A tutto dire, quando ci vacciniamo, dobbiamo firmare già una notevole mole di fogli e dichiarazioni, che comprendono una liberatoria per i rischi cui ci esponiamo.
Liberatorie che lasciano il tempo che trovano, il loro valore legale non può intaccare il diritto alla salute, sia detto per inciso.
Altro è lo scudo penale, che potrebbe limitare o escludere la responsabilità penale, o anche civile, medica. Anche qui con le eccezioni di dolo e colpa grave, ovviamente.
In altre parole, ci si preoccupa di sollevare dalle responsabilità medici e case farmaceutiche dai rischi dei vaccini.
Per i quali ci raccontano da mesi che sono strettissimi i controlli e gli stessi sperimentati e sicuri.
Ma questi rischi ci sono? E sono superiori a quelli, fisiologici, di ogni farmaco?
Valga la solita premessa, prudenziale in questa materia, che chi scrive è un vaccinista convinto, anche degli antinfluenzali.
Ma gli stessi alla popolazione molto anziana e con commorbilita’, spesso vengono sconsigliati.
La Norvegia proprio su questi temi si sta interrogando, ne parlavamo l’altro giorno.
E, allora, perché questa furia vaccinista in tema di Covid?
Il dubbio che i vaccini non siano di fatto così controllati, e i loro effetti così conosciuti, è perlomeno legittimo.
Proprio alla luce della discussione ed ‘urgenza’ dello scudo penale per i medici.
Lo scudo penale
Anche il presidente della Liguria Giovanni Toti è intervenuto sull’argomento.
“La cosa che serve più rapidamente è uno scudo penale per chi vaccina, per il caso siciliano di un infermiere e di un medico indagati per aver somministrato un vaccino AstraZeneca, di cui evidentemente non avevano alcuna responsabilità”.
Lo ha detto Toti a margine dell’inaugurazione del primo punto vaccini ligure in una struttura sanitaria privata a Genova.
Domenica era stata la volta del presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, Filippo Anelli.
“Molti colleghi sono spaventati da quello che è successo in Sicilia. La magistratura fa il suo doveroso lavoro e sono ‘atti dovuti’ ma serve mettere in serenità gli operatori e pensare a un intervento legislativo idoneo, senza sconvolgere i nostri principi democratici, per dare in un questa fase emergenziale la possibilità al medico di potersi esimere dai problemi di carattere colposo”.
La verità è che gli eccessi di addebiti alla responsabilità medica ha di fatto appiattito la loro professione ad una pedissequa applicazione dei protocolli.
Come se la medicina si limitasse a dire:“hai questo? Prendi questo”.
Non lo è, tutti sono bravi a fare così.
Il medico bravo è quello che ‘sente’ il paziente, e a volte rischia, e a volte sperimenta, altrimenti la ricerca è finita. E può anche sbagliare.
E la colpa, se saremo curati solo secondo protocolli rigidi, è delle troppe cause risarcitorie che hanno instillato la paura nella categoria.
Ma non sarà la soluzione erigere uno scudo, e tenere indenni i medici da tutto ciò che può accadere dalla somministrazione dei vaccini.
Peraltro solo per quelli, quando le malattie a questo mondo sono milioni e purtroppo molto diffuse. Sembriamo dimenticarcene da un anno a questa parte.
In questo modo si ingenera il sospetto che di quei sieri anti Covid, in definitiva, non si sappia poi molto, e che la sperimentazione sia tutt’altro che compiuta.
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