Europa – “Siamo qui per ribadire il nostro impegno per una Europa unita e indivisa. Solo uniti possiamo affrontare le grandi sfide. Non guardiamo al passato ma al futuro”.
Così Jean Claude Juncker, ex presidente della Commissione europea, commentò la sfida per una “nuova” Europa. Rilanciata dai 27 capi di Stato presenti a Roma il 25 marzo 2015. Ventisette firme per sancire un nuovo inizio a sessant’anni dal trattato che istituì la Cee, firmato proprio a Roma nel 1957. Crescita, investimenti, riduzione delle disuguaglianze, lotta alla povertà, politiche migratorie comuni, impegno per la sicurezza e la difesa, valori comuni.
Gentiloni
Ecco gli ingredienti per restituire fiducia.
“Abbiamo la forza per ripartire perché è la nostra stessa storia a offrircela”, queste alcune delle parole dell’allora premier Gentiloni.
A distanza di soli tre anni, la pandemia ha fatto esplodere il sottile vaso di caso cristallo europeo.
Nessuna unione, nessuna condivisione, ma decisioni prese e fatte piovere dall’alto, nel nome degli interessi personali.
Un tutti contro tutti, con alleanze storicamente impossibili ha fatto prevalere interessi di Nazioni, anche contrapposte ma che nel nome degli interessi economici si sono trovati su fronti uniti.
Così facendo, il progetto europeo, già di per sé molto labile rischia di essere travolto soprattutto agli occhi dei cittadini, che come nel caso italiano ormai, non voglio più questo tipo di Europa.
Le radici dell’Europa
Ma l’Europa, la sua storia, affonda le radici in un passato lontano dai trattati.
Nel pensiero greco antico, appare per la prima volta l’idea di Europa, contrapposta all’Asia sia per i costumi sia, soprattutto, per l’organizzazione politica: l’Europa è animata dallo spirito di libertà, l’Asia dal dispotismo.
In verità per il pensiero greco l’Europa dal punto di vista geografico veniva identificata con la sola Grecia. Oppure con l’aggiunta di quelle regioni permeate dalla civiltà greca. Come l’Italia meridionale e le coste sud di Gallia e Spagna.
Ma il termine «europeo» (europaeus) entra nell’uso dopo molti secoli, e precisamente nel XV° sec., grazie a Enea Silvio Piccolomini, poi divenuto papa Pio II. In Piccolomini si trova un alto apprezzamento dei valori «europei», fondati sulla tradizione classica, sul culto del pensiero antico e della civiltà di Roma.
Machiavelli
Anche Machiavelli nell’Arte della Guerra si espresse nel concetto di Europa: “ Uomini eccellenti ne sono stati nominati assai in Europa, pochi in Africa, mano in Asia. Questo nasce perché queste ultime due parti del mondo hanno avuto un principato e poche repubbliche; ma l’Europa solamente ha avuto qualche regno ed infinite repubbliche.”
L’idea che l’Europa abbia una individualità propria, caratteri propri, incardinati su un certo tipo di organizzazione politica, si conserva e raggiunge la sua massima espressione nel Settecento. Nella cultura illuministica.
Federico il Grande e Voltaire
Federico il Grande, la raffigura come “un sistema politico, un corpo dove tutto è collegato dalle relazioni e dai diversi interessi delle Nazioni, che abitano questa parte del globo”. A Voltaire appare come “una specie di grande repubblica divisa in vari Stati, gli uni monarchici, gli altri misti, gli uni aristocratici, gli altri popolari. Ma tutti collegati gli uni con gli altri, tutti con eguale fondamento religioso, anche se divisi in varie sette. Tutti con gli stessi principi di diritto pubblico e di politica, sconosciuti nelle altre parti del mondo”.
Novecento
Nel corso della prima metà del Novecento si è andato affermando un pensiero europeista che tendeva ad un avvicinamento dei diversi stati nazionali, fino alla costituzione di un’ Europa che fosse spiritualmente e politicamente unita.
Europa sinonimo di libertà: questo è ciò che la storia ci ha tramandato.
Un principio incompatibile con l’avvicendarsi di posizioni miranti a far prevalere uno Stato su un altro. Gli interessi economici, oggi, dominano sulla tradizione di solidarietà e cultura. Veri collanti dell’idea di Europa.
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