Liguria 2024, il Campo Largo non decolla

Liguria 2024, il Campo Largo non decolla

Adesso è successo in Liguria, ma prima lo stesso è toccato a Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Molise, Piemonte, Abruzzo e Basilicata.

Risulta evidente che il Campo Largo non prende il volo, e ancora una volta lo coalizione che lo ha ideato perde le elezioni regionali

Eppure la situazione giudiziaria della Liguria aveva portato il Centrosinistra a partire, da calcisticamente parlando, da un bel 3-0. La vittoria sembrava quindi già in tasca, dritta dritta sotto i colpi dell’affare Toti.

Eppure il Centrosinistra ha perso, di poco, ma ha perso

Complice sicuramente la clamorosa debacle dei 5 stelle, che non riesce a raggiungere neanche il 5%.

Eppure il Centrodestra, nonostante l’handicap iniziale, ha vinto, di poco ma ha vinto. IN ogni caso rispetto alle scorse regionali è calata passando dal 56,13% delle elezioni del 2020 al 48,77% della scorsa settimana.

E’ senza dubbio il PD che il partito trainante della coalizione. PD, partito saldamento medaglia d’oro della Regione Liguria, con il suo lusinghiero 28,4% dei voti. La scorsa tornata elettorale era arrivata a 19,90%, in quanto molti elettori che avevano preferito la lista civica di Ferruccio Sansa (7,14%).

Cresce anche Fratelli di Italia, nel 2020 fermi a poco più del 10%, adesso al 15,08%

Anche in questo caso la lista civica di destra di “Bucci Presidente” ha trascinato l’ago della bilancia verso il sindaco di Genova. Ma generalmente tutti i partiti del Centro Destra hanno “tenuto” nonostante le difficoltà preelettorali della coalizione.

Il dato elettorale più eclatante è che a sinistra, PD a parte, vi è il vuoto cosmico. La lista civica di Andrea Orlando non ha avuto risultati esaltanti (5,30%), come fermi al 6,17% sono stati i “Verdi”.

Risultato dignitoso, quella dei Verdi, ma scolasticamente appena sopra la sufficienza

5 stelle, come già detto, non pervenuto, tanto da far dichiarare al comico, teorico e pensatore del movimento, Beppe Grillo, che potrebbero chiamarsi d’ora in avanti “5 voti” anziché “5 stelle”.

L’ottimo risultato elettorale del PD non è stato affiancati da altrettanti buoni risultati dei partners della coalizione, presi più da nevrastenici problemi interni o da proclami personalistici piuttosto che sulla concentrazioni del duello elettorale.

Il PD osserva e, pur di non presentarsi alle elezioni da solo, asseconda come può i vari leader Conti, Bonelli, Fratoianni e Piccoletti

Una tecnica che però non sta portando ad avere i risultati voluti. Tutti gli alleati di Centro sinistra sono stati ben al di sotto della soglia del 7%. In tutti i casi nelle Regionali del 2023 e 2024, salvo alcune eccezioni, il Campo Largo non ha brillato.

Urge quindi una seria riflessione

Imbarazzante, ai limiti dell’incredibile è stato il risultato del gruppone dei centristi. Questi, che comprendevano Calenda e Renzi in testa, hanno ottenuto 9813 voti in tutto. Niente nei confronti dei 269.186 votanti complessivi del Centro sinistra. Un’ammucchiata, quella centrista, che ha visto presentarsi assieme due partiti repubblicani, i popolari di PER e qualche sparuta lista civica.

Tanto sfoggio di stemmi per non arrivare neanche ad un seggio in Regione

E’ evidente quindi che il centro così come è strutturato adesso ha dimostrato di non essere attrattivo per gli elettori. Il motivo è evidente: i centristi non sanno di fatto che cosa vogliono, come intendono procedere, quale sia il loro ruolo politico.

E in tutto questo hanno un alto tasso di litigiosità gli uni con gli altri, senza una reale progettualità politica

Non sanno costruirsi una identità, non hanno un programma politico comune. Mirano a coinvolgere quanti più gruppuscoli politici in maniera confusa e caotica. Si dichiarano in ordine sparso liberali, repubblicani, laici, confessionali, socialdemocratici, popolari.

Tutti centristi, tutti moderati, eppure tutti diversi. Il Centrismo italiano attuale è di fatto un raggruppamento eterogeneo a tratti anacronistico. Ma soprattutto non apporta alla compagine di appartenenza alle elezioni nessun contributo, né in termini di idee né in termini di voti.

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