Liliana Segre: un simbolo, suo malgrado

Nella serata di ieri, nella splendida cornice della Galleria Vittorio Emanuele, si è celebrata l’ennesima manifestazione del governo contro l’opposizione (follia tutta italiana). Ben 600 sindaci si sono stretti attorno alla senatrice a vita Liliana Segre. Persona che nella sua vita ha passato momenti terribili che nessun essere umano dovrebbe lontanamente vivere: la segregazione dovuta a odio razziale o religioso è totalmente condannabile.

E questa povera donna si trova adesso manovrata dalle sapienti mani dei burattinai della sinistra. Non fosse stata sufficiente la discriminazione che ha dovuto subire ai tempi del nazismo, è stata presa da politici e carta stampata schierata (quasi tutta, invero) e fatta oggetto di un odio razziale che praticamente non esiste, se non in una minima e stupida parte del paese.

In questo la sinistra è bravissima: da sempre, invece di proporre idee nuove, cerca, trova e se non trova costruisce simboli su cui convogliare la pancia del popolino.

L’odio, si sa, è un sentimento forte e feroce, e l’arte di usarlo a proprio favore è nel DNA di coloro che si professano pacifisti, democratici e aperti a tutto. Tranne quando si imbattono in chi la pensa in modo diverso: allora l’intolleranza fascista degli antifascisti diventa una bomba nucleare.

A me personalmente, Liliana Segre, mi ha sempre lasciato tiepido: non ha mai suscitato sentimenti né di amore viscerale, né tantomeno di odio. E così credo nella maggior parte degli italiani. Anzi mi piacerebbe sapere quanti, prima di questi mesi, sapevano realmente chi fosse.

Adesso l’unico sentimento che mi suscita, è quello di tenerezza: presa dalla sinistra e messa su un piedistallo, sotto i riflettori per farsi insultare da pochi stupidi odiatori religiosi e da tanti stupidi che la vogliono fare insultare e emarginare appositamente, per poi odiarne gli odiatori.

E questo anche per distrarre l’attenzione pubblica dai veri problemi di questo paese: una mancanza di governo.

Lei che forse vorrebbe dimenticare quegli anni terribili e che invece, quelli che si professano suoi amici e sostenitori, le stanno ricordando minuto dopo minuto. Ma lasciatela in pace!

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