A quanto pare l’autopsia non ha dissolto i dubbi sulla morte di Jeffrey Epstein. Secondo la cronaca, Epstein si sarebbe tolto la vita impiccandosi nella sua cella a seguito di un banale calcolo costi-benefici: agli occhi di un pluri-miliardario abituato a girare il mondo su jet privati, che possedeva un’intera isola nel Mar dei Caraibi, oltre a molte altre cose, tra cui un “appartamento” di oltre 40 stanze a Manhattan, valutato circa 77 milioni di dollari, la prospettiva di dover passare il resto della vita in prigione doveva apparire insopportabile. Ergo, la scelta di togliersi la vita utilizzando i pochi mezzi a disposizione: chi conduce gran parte della propria esistenza da leone, non può sopportare un commiato da gallina ovaiola, senza spazio, né aria, né orizzonti da contemplare.
Il problema sono per l’appunto, le “uova”, ovvero o i segreti che Epstein, nella sua insopportabile condizione di recluso, avrebbe potuto sfornare. Non foss’altro che per vendetta o per combattere la noia. Da qui la prevedibile serie di interpretazioni “dietrologiche”, avallate o comunque riprese anche da organi di stampa blasonati e “autorevoli”.
I medici ci raccontano che le risultanze dell’esame autoptico sono ben lungi dal fornire una risposta chiara e inequivoca. Ci sono alcune cose che non tornano. Il Washington Post (di proprietà nientemeno che di Bezos) sottolinea l’anormalità di talune fratture, non comuni in caso di impiccagione. In particolare, la fratture dell’osso ioide, che nei maschi si trova nei pressi del pomo d’Adamo. Trattasi infatti di un tipo di frattura che può avvenire in caso di impiccagione, specie se posta in essere da soggetti non più giovani, ma, precisano i medici, tali lesioni sono assai più comuni in vittime di omicidio per strangolamento. Anche per questo, l’ufficio del medico legale, incaricato degli esami, oltre ad attendere il risultato dei test tossicologici, ha chiesto se esistano filmati in grado di mostrare se qualcuno sia entrato nella cella del miliardario nelle ore precedenti la sua morta.
Il video, appunto: ecco un problema non da poco. Esiste un video in grado di documentare esattamente come si sono svolti i fatti? Secondo l’ex procuratore di New York, Preet Bharara, il video esisterebbe. Fatto sta che al momento nessuno è stato in grado di tirarlo fuori. Ulteriore problema: Epstein sarebbe stato lasciato solo in carcere, senza che nessuno lo vigilasse, quando, secondo il regolamento, avrebbe dovuto essere controllato dagli agenti almeno una volta ogni 30 minuti. Procedura non rispettata la notte del “suicidio”. Non è finita: Nicholas Tartaglione, un ex poliziotto accusato di omicidio, che ha condiviso per qualche giorno la stessa cella di Epstein, ha riferito ai cronisti del Washington Post che il finanziere gli avrebbe parlato di comportamenti aggressivi dei secondini, i quali avrebbero addirittura tentato di ucciderlo. Fin qui niente di strano o di sconvolgente.
Gli Italiani abituati da sempre a suicidi strani e mai chiariti, da Calvi a Gardini, hanno troppo pelo sullo stomaco per sorprendersi per così poco. La cosa che sorprende, però, è la fretta con la quale personaggi pubblici e autorevolissimi si affrettano a rilanciare la tesi del complotto. Bill de Blasio, sindaco democratico di New York e probabile candidato alla corsa per la Casa Bianca, ha insinuato che quella di Epstein è una morte “troppo conveniente”. Come se non bastasse, lo stesso Donald Trump, da sempre un die hard di Twitter, ha ritwittato un messaggio secondo il quale vi sarebbero esplicite prove contro Bill Clinton. Il messaggio parla di documenti, non meglio precisati, che dimostrerebbero in maniera inequivocabile l’esistenza di viaggi di Clinton e di altri esponenti di spicco dei Democratici nella “pedophilia island” di Epstein. Jeffrey rivela qui, benché postuma, una capacità tutta italiota di mettere in atto la famosa politica dei due forni: accontenta e stimola tutti, destra e sinistra: chapeau!
In attesa di sperabili conferme o smentite, resta il fatto che Virginia Giuffre, uno dei testimoni chiave a carico del defunto Jeffrey, continua a parlare, tirando in ballo molta, troppa gente di rilievo, tra cui ad esempio il Principe Andrew. Un problema non da poco. Anche perché il personaggio in questione non si limitava a rimestare nel mondo della finanza e del jet set mondano e aristocratico, ma era capace di ammaliare anche il gotha del mondo accademico d’oltre oceano: da George Church, al quale si deve la decodifica del genoma, a Steven J. Gould, tra i massimi paleontologi, passando da Howard Gardner e Marvin Minsky, niente meno che l’inventore dell’intelligenza artificiale.
Insomma: niente male per uno studente non dotato in matematica, non si sa come ritrovatosi poco più che ventenne a insegnare tale disciplina, prima di buttarsi nella finanza, divenendo miliardario, e da lì, stando alle carte dell’inchiesta, trasformatosi in fondatore dell’ “isola della pedofilia”. Vedremo come andrà a finire. Ovvero se la morte di Epstein sarà archiviata come un vero suicidio, come un suicidio alla Calvi o come un vero e proprio omicidio.
Resta Jeffrey Espstein, con la sua vita, i suoi misteri, e il suo genio perverso.
Su tali aspetti torneremo a breve, per chi avrà voglia di seguirci.