L’informazione deve dire la verità. Che la verità piaccia, o che la verità non piaccia. Aveva ragione Giorgio Bocca quando affermava che non si può essere giornalisti, se non si ha il coraggio di scrivere la verità.
La realtà
È un dovere assoluto preservare un informazione libera, e indipendente. Quando i cortigiani prevalgono le redazioni, e si trova davanti ad un momento drammatico per la democrazia.
Sì perché la democrazia si nutre di gente consapevole. Uccidere l’informazione indipendente è il viatico per creare una dittatura del pensiero.
La diga
La diga di Nova Kakhovka è un infrastruttura fondamentale per i russi. Essenziale soprattutto al fine di garantire un efficace rifornimento di acqua in Crimea. Formalmente annessa da più di 9 anni al territorio della Federazione Russa.
Appare da ciò evidente che i russi hanno tutto l’interesse a preservare l’infrastruttura. Ne hanno bisogno.
Ora ipotizzare che siano stati i russi stessi a volerla distruggere, dovrebbe far sorridere.
Appare evidente che se tale distruzione interessasse a qualcuno. E che quel qualcuno non potesse essere di certo la Federazione Russa.
Ma ulla guerra in Ucraina stiamo vedendo una pessima informazione.
L’evidenza
Il missile che ha distrutto la diga era un missile ucraino. È lapalissiano il fatto che la Russia non avesse alcun interesse, a distruggere un infrastruttura importante per se stessa.
Non si può dar credito qualunque cosa dica Zelensky. Come quando affermò che non era coinvolto nessun ucraino con l’attentato a Dari Dugina.
Il Donbass
Una simile narrazione ricorda il Donbass. Regione nella quale era vietato sostenere che fossero gli ucraini a portare avanti i bombardamenti. Non si deve sostenere che ci fosse una politica di stato violenta nei riguardi della popolazioni russofone.
E non è certo il caso più eclatante di silenzio da parte della stampa internazionale, in larghissima parte.
Anche in Donetsk andava avanti la stessa politica di Stato nel silenzio più totale dei media internazionali.
Le cause della guerra
Altro argomento tabù è quello di un’analisi più profonda sulle cause della guerra in Ucraina. Assolutamente non si può dire che ci siano anche colpe da parte degli ucraini. Vietato affermare che la rivoluzione di piazza Maidan, fosse più un colpo di stato che uno spontaneo movimento di popolo largamente supportato ( preparato) dall’Occidente.
Non si può dire assolutamente che ci siano state colpe reciproche. Bisogna per forza di cose andare avanti con una narrazione unilaterale.
Conclusione
Bisogna essere coerenti, nel riconoscere che narrare la realtà a 360 gradi, non equivale a schierarsi con qualcuno. Un giornalista non deve aver paura di essere tacciato di russofilia. Un giornalista deve narrare anche una realtà che non è comoda. Chi scrive ha il dovere di narrare la realtà soprattutto quando la realtà non è comoda.
Questo fa la differenza tra un giornalista ed un servo.
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