INPS – “Ho sperperato 5 miliardi… ma tanto tra tre giorni m’ammazzo” questa la soluzione improvvisata dal rinomato conte, protagonista del film Amici Miei, mentre rimproverava ai suoi compagni d’avventura la mediocrità del loro status borghese. Personaggio istrionico, quasi simpatico, il conte Mascetti; peccato che nel caso di mamma Inps, la vita delle future generazioni non finisca tra tre giorni.
Secondo il CODACONS, quasi due milioni di persone nel 2018 hanno vissuto con 500€ al mese, sotto la soglia Istat di povertà, stimata lo scorso anno in 657€ per un nucleo di un solo componente.
E andrà sempre peggio!
Stando alle ultime sempre più pressanti indiscrezioni, si andrebbe verso quota 102 (come se non bastasse quota 100!) con un requisito anagrafico di 64 anni di età e non più 62, per non parlare dell’ultimo “scippo” di 170€ riservato ai pensionati che nel 2021 usciranno dal mondo del lavoro e si troveranno a fare i conti con l’aggiornamento del coefficiente di trasformazione su cui si basa il sistema contributivo.
Del resto, l’Italia spende il 17% del PIL nazionale per la spesa pensionistica: un’assurdità!
Per non parlare dell’effetto pandemia, che mette in bilico diverse posizioni lavorative, lasciando sempre più spazio alle collaborazioni, prive delle tutele care ai vecchi dipendenti old school.
Ritorna d’attualità la locuzione latina “Faber est suae quisque fortunae”.
Il primo pilastro sta letteralmente crollando; per non lasciare che l’intero palazzo vada alla deriva, occorre una presa di consapevolezza individuale, un piano individuale pensionistico. Lo Stato è talmente in rosso, che ne consente la deduzione fino ad oltre 5.000€; in pratica, regala l’accesso ad un investimento che rende dal 23% al 43% secondo lo scaglione Irpef d’appartenenza.
Mamma Inps, alias conte Mascetti, ci sta dicendo “Non pagate le tasse, basta che vi pagate le pensioni da soli, piccoli borghesi bottegai e filistei!!!”
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