I diritti umani sono universali ed inalienabili. Questo è un punto di accordo che condivide ogni liberale, ogni uomo civile e di coscienza.
L’Occidente sente il dovere di intervenire contro regimi illiberali, che violano i diritti umani, che inibiscono il diritto dei popoli di determinare il proprio governo.
Tutto ciò è molto bello. Ma non è del tutto vero.
Debbo dare ragione a Teresa Bellanova, quando non si scandalizza per il fatto che Renzi tenga conferenze retribuite in Arabia Saudita, visto che molti hanno collaborato con la Cina.
Nessuno dei due paesi corrisponde agli standard di democrazia occidentale.
È vero.
Abbiamo messo sotto processo la Repubblica islamica dell’Iran, il Pakistan, il Venezuela, Cuba, la Cina, la Russia.
Persino Israele, unica vera democrazia del medioriente, non è esente da critiche facinorose e capziose, che non esito a definire strumentali.
Ma quando si parla dei maggiori produttori di petrolio, il silenzio è, e deve essere, più o meno assoluto.
Qualsiasi altro paese al mondo coinvolto in una storia come quella di Jamal Khashoggi, sarebbe stato messo in croce. Egli fu assassinato, formalmente in un paese straniero anche se in una sede diplomatica Saudita, con metodi che avrebbero fatto inorridire il marchese de Sade.
Il regime Saudita ha avuto l’assoluzione formale del presidente Trump, il quale, con grande coerenza intellettuale, ha ammesso di dover commerciare, per forza di cose, con quel paese, altrimenti lo avrebbero fatto altri.
Non si imputi nulla a Trump per questo atteggiamento.
Infatti l’America di Biden continua la sua gloriosa collaborazione con i sauditi.
Come sempre fatto da tutte le amministrazioni.
Quindi sui diritti umani ci sono, come al solito, ipocrisie, due pesi e due misure.
Sicuramente si può criticare il regime di Riad, ma non più di tanto.
Allora si sia più equilibrati anche nelle critiche verso gli altri. Altrimenti la discriminante diviene il flusso di denaro al fine di distinguere chi è tollerabile e chi non è tollerabile nelle violazioni dei diritti umani. Che dovrebbero essere patrimonio comune.
Nella speranza che non ci sia tolleranza per nessuno, non si può che auspicare l’introduzione di diritti fondamentali di base, anche in quei paesi. Dove magari ciò potrebbe avvenire solo tramite una doverosa pressione della comunità internazionale, che deve essere più coraggiosa, guardare alla coscienza e, in certi casi, subordinare le ragioni fel portafogli alla conquista di libertà fondamentali.
È difficile, ma la Storia lo esige.
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