C’era una volta un’Italia dove esporre i Tricolori era sconveniente.
Ma che dico sconveniente, addirittura sconsigliato o proibito.
Circolari e regolamenti ne impedivano l’esposizione nei municipi, nelle scuole nemmeno a parlarne.
La nostra Bandiera era assimilata alla destra deteriore, solo la Giovine Italia se ne fregiava.
Non sto parlando di ere geologiche fa, ma degli anni ’70, inizio ’80.
Della Bandiera si faceva uno spauracchio, della parola Patria addirittura uno scherno.
Dio, Patria e famiglia che vita gloriosa
Era l’Italia dei miei anni al Liceo, anni appena dopo quello di piombo.
Poi qualcosa cambiò: complice la vittoria al Mundial del 1982.
Quel Tricolore fu tirato fuori dalla naftalina, esposto, bagnato di gioia e di unità.
Se oggi tutti si riempiono la bocca di un auspicio di un Presidente Patriota, bisogna ringraziare la Destra. Quella Destra che caparbiamente e testardamente ha perseguito l’istanza della nostra terra.
La terra dove siamo nati, dove sono nati nostri genitori ed i genitori dei nostri genitori. La nostra storia.
Quella Storia con la S maiuscola che si fonde con quella minuscola, di tutte le nostre famiglie, fatta di pasta al forno e matrimoni, battesimi e funerali.
Fatta di voglia di fare progredire e brillare questo Paese e non scappare.
Fatta di orgoglio per scie bianco rosse e verdi nel cielo, alla faccia dei gretini ante litteram che le trovano inquinanti.
Inquinano di più le loro idee, avvelenano le menti, immiseriscono i cuori.
Non farò retorica patriottarda evocando i nostri nonni e bisnonni sul Carso. Loro ci sono stati, noi piagnucoliamo dietro una mascherina.
Parlo della cronaca recente, parlo di occhi puri di studenti che i Tricolori vedono nei loro istituiti, magari un po’ liso, magari accoppiato con improbabili bandiere azzurro stellate o arcobaleno.
Lui è lì a ricordarci che vergognarci delle nostre radici ci rende impermeabili a capire le radici altrui.
Con buona pace di chi ci vuole uguali e fluidi.
Dio, Patria Bandiera e Famiglia. Che vita gloriosa.
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