Lo scontro Bergoglio/Viganò e la Chiesa al contrario

Lo scontro Bergoglio/Viganò e la Chiesa al contrario

Fa clamore, ma anche riflettere, il caso dell’accusa dello “scisma” che sta conducendo Monsignor Carlo Maria Vigano dritto dritto davanti il tribunale ecclesiastico Vaticano.

È un fatto grave e rilevante il processo contro Viganò, che al di là dei reati contestati, dimostra che nel piccolo stato pontificio si stia consumando una crisi ben più grave che comprende tutta la Chiesa cattolica

Monsignor Viganò è stato ordinato presbiterio nel 1968. Ha scalato tutte le tappe della carriera ecclesiastica fino ad arrivare nel 1989 a Osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio di Europa. I suoi servizi verso la Santa Romana Chiesa si sono profusi in Nigeria, presso l’Ufficio del Governatorato dello Stato Vaticano e infine negli Stati Uniti, come Nunzio Apostolico, dove è rimasto fino al 2016, sostituito per limiti di età. Dal rientro a Roma, Monsignor Viganò si è reso protagonista di accesi scontri con Papa Francesco arrivando a chiedere le sue dimissioni nel 2018, affermando senza preamboli che Bergoglio “lavorava per conto del nemico”.

Da quel momento fra i due si è acceso un continuo battibecco, con i rapporti che, anziché ricercare il dialogo e migliorare nel tempo, andavano via via a peggiorare soprattutto durante la pandemia e con le successive guerre.

Era già nell’aria, ma solo a giugno 2024 l’ottantatreenne Monsignor Viganò è stato chiamato a presentarsi davanti al Sant’Uffizio, nel tribunale penale extragiudiziale Vaticano

Invece di abbassare la testa, Monsignore ha cominciato ad alzare i toni e richiedere a gran voce le dimissioni ancora una volta di Papa Francesco. Senza mezzi termini Viganò parla del Vaticano come di “usurpatori della Chiesa che continuano a umiliarla”, richiamando addirittura a un progetto “Anticristo ordito dal Nuovo Ordine Mondiale che vede coinvolto anche l’attuale papato”.

Il rischio di Viganò sta correndo è di essere costretto alle dimissioni dallo stato clericale. Condanna che non scalfisce minimamente l’animo battagliero di Monsignor Viganò che si dichiara “onorato” di continuare a combattere gli attuali poteri della Chiesa. Respinge con forza ogni accusa e rifiuta di nominare un avvocato di sua fiducia. Per lui la sentenza, già scritta, sarà senza dubbio una sentenza di condanna.

Un vero e proprio scisma quindi si sta maturando nelle auguste ed eleganti stanze dei palazzi vaticani, che vede l’un contro l’altro Viganò e Bergoglio, quest’ultimo dipinto come protagonista assoluto alla distruzione sistematica della Chiesa

L’apertura di Papa Francesco, a detta dei suoi difensori, è invece, un passo avanti per la nuova concezione di Chiesa, moderna e globalizzata. L’apertura verso l’immigrazione, la sessualità, l’aborto, l’apertura verso le coppie omossessuali e transgender, le nuove encicliche su temi quali l’ambiente sfociano in tematiche inerenti alla dottrina cattolica e in una visione politica che, per Viganò, non è coerente con la storia, la cultura e le tradizioni della Chiesa Cattolica. Non solo. A suo dire, va contro anche al naturale “sentire” secolare della Chiesa snaturando la stessa motivazione di esistere.

Per Viganò, Bergoglio non ha espresso mai nessuna parola di conforto verso i cattolici perseguitati in Cina, in Affrica e in alcuni Paesi Arabi, nessun sostegno alla necessità di rispondere alle esigenze spirituali dei cattolici.

Attua solo una politica di legittimazione al diritto di inclusione al pari di qualsiasi associazione filantropica. Una “Chiesa al Contrario” che ricorda molto l’eco del libro di Vannacci.

Le posizioni fra Viganò e Bergoglio sono chiaramente inconciliabili. Uno scontro tra estremo progressismo ed estremo tradizionalismo che coinvolge il dibattito più ampio riguardo il futuro di tutta la società europea.

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