Ieri doveva essere eseguito lo sfratto esecutivo della moschea di piazza dei Ciompi a Firenze. Puntualmente non c’è stato. Partiamo però da un presupposto: ogni religione deve poter avere il proprio luogo di culto. Del resto l’Italia è un paese libero. Così mi dicono.
Continuiamo però con un altro presupposto: la legge va rispettata. Così mi dicono.
La moschea di Firenze era in affitto in un locale di proprietà di una società di Prato. Il contratto di locazione è scaduto. Da tempo. E la proprietà, a termini di legge e giustamente, rivuole indietro ciò che è suo. Però non può.
Ieri avrebbe dovuto eseguirsi lo sfratto. Con tanto di ufficiale giudiziario e forze dell’ordine. Tutto in grande stile. Ma già si sapeva che sarebbe stata una farsa. Una messa in scena. Una montatura. Una presa di culo.
Il giorno sbagliato per fare la cosa giusta
Si doveva capire subito che la buffonata stava per andare in onda. Come si fa a decidere di eseguire uno sfratto alla moschea il giorno della preghiera musulmana che è il venerdì? O chi lo ha deciso è particolarmente lento di raziocinio, oppure il tutto è stato studiato ad arte. Semplice.
Quindi non c’è la volontà politica di sfrattare la moschea e rendere i locali ai legittimi proprietari. E questo l’imam Izzedin Elzir lo sapeva bene e da tempo. Perché se avesse avuto il timore dello sfratto, si sarebbe mosso per tempo al fine di trovare un altro luogo per pregare.
Perché fare come le altre fedi presenti sul territorio che si sono frugate in tasca e che legalmente detengono i loro templi, sinagoghe, e luoghi di culto? Puoi stare tranquillamente e gratis in un luogo non tuo. Specialmente con l’appoggio della solita sinistra benpensante e maleagente. Figuriamoci se la Bundu e De Blasi si lasciavano sfuggire l’occasione di dire banalità. Sotto l’acqua forza DEM alè!
E per far credere che avevano veramente intenzione di sfrattare, hanno chiamato le forze dell’ordine a recintare il tutto. Tutto secondo copione. Anche il fatto di dover annullare l’esecuzione dello sfratto per motivi di ordine pubblico.
Oscar alla regia e alla sceneggiatura.
E così urlando contro la discriminazione nei confronti dei fratelli musulmani, si discriminano tutte le altre fedi, che devono e vogliono vivere secondo le leggi della Repubblica italiana.
“Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria religione” recitava un cartello portato al collo da un musulmano. Vero! Basterebbe farlo nella legalità. Tipo pagando un affitto.
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