L’Occidente truccato da drag queen danza sull’abisso. Questo può essere il rapido riassunto degli ultimi dieci anni di politica fallimentare liberal.
Bandiere arcobaleno al vento (che siano LGBT, della pace o dell’andrà tutto bene, poco cambia). Smalto sulle unghie e tacchi a spillo. Il mostro mediatico unico muove incerto i suoi passi di danza incontro ad una realtà che mistifica e non accetta nella sua crudezza.
Analisi strategiche di politici odierni ed inadeguati si riducono a ‘restiamo umani’ e ‘la guerra è una tragedia’, quando si dovrebbe parlare di operare sul campo. Come se si riducesse la tattica calcistica al fatto che “in fondo sono venti tipi in mutande che corrono dietro ad una palla”.
Gli aedi di regime alla Lady Gaga si presentano con colombe della Pace all’insediamento di colui che invece è di fatto il carnefice finale di una cultura occidentale in fase terminale.
Con leader così, si risvegliano gli appetiti di qualunque paese: all’innalzamento del livello di allerta nucleare di Mosca si reagisce andando ad oziare a Capua in Delaware. Illuminando i monumenti di giallo blu e gonfiando petto e palloncini.
La virilità è una colpa
La verità è che aver tacciato di mascolinità tossica tutto l’impianto tradizionale, cianciare di ‘diritti’ che si sostanziano nel sistematico abbattimento dei valori di Comunità, Vita e Progresso porta solo a sconquassi.
Esseri fluidi muovono i loro corpi androgini, pronti a scoppiare in lacrime ad uno schiaffo virile.
E di schiaffi l’Occidente è pronto a riceverne da chi, a torto o ragione, ha ragioni di rivendicazione nazionale ed etnica. O anche solo mire espansionistiche.
Abbiamo negli occhi il popolo afghano che corre sulle piste aggrappandosi ai velivoli da cargo Usa. Ma gli Usa danno manetta e si scrollano di dosso le loro speranze. Fuggono nel loro mondo immaginario dove ci sono 52 sessi e oggi posso essere donna e domani un canarino. Dove posso sposare un frigorifero e uccidermi con l’assistenza e la benedizione dello Stato.
In occidente abbiamo costruito un mondo fittizio fatto di virtuali menzogne, dimenticando il mandato della nostra cultura millenaria ed ellenistica, che era di difendere la libertà. Barattandola con una consolatoria ricerca di casalingo isolamento digitale e ripetizione mantrica di slogan forgiati strumentalmente da altri.
Il risveglio è piuttosto brusco: non so se sia benefico o ponga fine ai nostri sogni. Ma se non intenderemo che sono in atto cambiamenti epocali, non climatici, finti come la transizione ecologica gretina, ma incidenti sulle esistenze di tutti noi, faremo la fine dell’orchestra del Titanic.
Danzando truccati e sui tacchi al ritmo della nostra fine.
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