Loggia di Isozaki – Navigare, fisicamente e oniricamente, per le sale e i corridoi degli Uffizi è un’esperienza che va fatta. Almeno una volta nella vita. Se non una volta all’anno.
All’interno del museo fiorentino c’è una quantità e una qualità di opere rinascimentali che è quasi impossibile vederle tutte.
Gli Uffizi ti arricchiscono la vita. Fino all’uscita. Sì perché, almeno a me, l’uscita è una depressione architettonica. Uno schiaffo dopo mille carezze.
Arata Isozaki, fu l’architetto giapponese che si aggiudicò il concorso per progettare un’uscita di impatto. Correva il lontano 1992 (sì, avete letto bene) e primeggiò assieme a Andrea Maffei su calibri come Gae Aulenti, Botta e Foster.
Ma l’Italia, si sa, è il regno delle polemiche. E a Firenze si ha la sublimazione della diatriba. E quindi Guelfi e Ghibellini dell’arte hanno creato un tale polverone che la Loggia venne messa in ghiaccio.
Finalmente il governo sembra che ne abbia fatta una buona e la Loggia si farà.
Sì, sono pronto a beccarmi i vostri insulti. Del resto di persone ancorate alla “culla del rinascimento” ce ne sono ancora tante. Ed è bene che ci siano. Il contraddittorio è l’anima dell’evoluzione.
Io sono da sempre un amante dei forti contrasti. Una città come Firenze non può che protendere verso la sublimazione artistica se, accanto alle bellezze antiche e indiscutibili, vengono messe a contrasto pezzi di ingegno contemporaneo.
Giusto un esempio estero: la piramide di vetro che è davanti al Louvre di Parigi. Bella, elegante, evocativa e simboloxa. Fonte di “scandali” all’inizio, adesso è la terza attrazione del museo dopo la Gioconda e la Venere di Milo.
Del resto, scopo primario dell’arte è piacere. Secondario è fare parlare di sé. Un’opera d’arte che non suscita sentimenti di alcun tipo, è un fallimento.
Ben venga la Loggia di Isozaki. E ancora meglio che se ne parli, nel bene ma soprattutto nel male.
Evviva l’arte; l’arte antica; l’arte moderna e l’arte classica unita a quella contemporanea.
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