Lucca, immigrati gli ordinano le pizze e per non pagare lo aggrediscono a colpi di coltello

LUCCA

Lucca – Portare le pizze a domicilio può essere pericoloso. Molto pericoloso. Specialmente se ad ordinarle è un’orda di immigrati dal coltello facile stipati in uno scantinato. Accade a Lucca.

Un pizzaiolo, suo malgrado, ha fatto scoprire uno scantinato con dentro decine di magrebini ammassati e, stando ai fatti, piuttosto incazzati.

Il piazzaiolo italiano porta le pizze, il marocchino apre, le prende, ma di pagare non ne ha nessuna voglia. Spiega allora il suo punto di vista in modo semplice, ma chiaro. Un fendente col coltello. Stop. Linguaggio internazionale che non necessità di interpreti. Al massimo di un ambulanza.

A Lucca la pizza a taglio evidentemente non piace, e il nostro ragazzo schiva il colpo con ammirevole prontezza, per poi battere in ritirata. Passi lunghi e ben distesi. Torna a casa, tutto intero. Non è poco. Prima si ferma un attimo dai carabinieri.

Armato di coltello, dice di essere malato di coronavirus

“Il nordafricano – ha raccontato il pizzaiolo alle forze dell’ordine – ha preso le pizze ed è scappato all’interno dell’edificio. Dopo avergli intimato di pagarle è uscito fuori con un grosso coltello da cucina e mi ha sferrato un colpo che, fortunatamente, ho evitato”. “Io non ti pago, ti ammazzo”, ha detto il marocchino e sono usciti altri immigrati. Sempre il nordafricano ha lanciato poi una lattina addosso al pizzaiolo, che è riuscito a schivarla (glielo troviamo un posto per le prossime Olimpiadi a sto ragazzo?) e infine gli ha sputato addosso dicendo di essere ammalato di coronavirus. Un gran signore, insomma.

Intervengono i Carabinieri. Una pattuglia non basta. Sono necessari i rinforzi. Intanto gli “amici” magrebini addentano la pizza. Sempre meglio affrontare un assalto a stomaco pieno.

Alla fine i militari entrano e arrestano il marocchino gourmet di pizza e persone a trancio. Il cliente non ha sempre ragione.

Il business dell’immigrazione

Il proprietario dell’immobile  si dice estraneo alla vicenda. Il fondo sarebbe stato dato in locazione a una società che evidentemente ha cercato di sfruttare il business dell’immigrazione. Lo scantinato ovviamente non ha i requisiti di abitabilità. Le persone ammassate dentro pare che paghino 250 euro al mese al gestore del dormitorio lager. Utenze comprese, pizze escluse.

I contorni della vicenda sono ancora tutti da chiarire. Pare che fosse già stata sporta una denuncia e ci fossero state varie segnalazioni da parte dei vicini. Ma, come da consolidata tradizione italica, si è dovuti arrivare ad un soffio dalla tragedia per far scoppiare il caso.

Che dire poi di un’accozzaglia di persone sfuggite ad ogni tipo di controllo e monitoraggio sanitario. Evidentemente gli sceriffi in strada e i droni per aria preferiscono l’italiano medio, al magrebino seminterrato.

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