Non si può fare l’ultimo viaggio con eleganza senza un angelo che ti porta. L’angelo dell’ultimo percorso appunto. Giulia è il suo nome. Il suo vero nome. La incontriamo in un bar, vicino a dove abita. Tra le tante donne sedute ai tavoli, nessuno potrebbe indovinare il suo lavoro.
È distinta, posata. I capelli neri, ben pettinati. Il volto è molto bello, dai tratti regolari, gli occhi molto profondi. Uno sguardo intenso Incredibilmente introspettivi. Non ha nulla di macabro o tetro.Anzi è allegra, sorride grsziosa. Indossa una graziosa camicia bianca e jeans, la si può definire solare.
Impeccabile al suo posto. Composta. Gentile nei modi. Parla con naturalezza del suo lavoro, che rappresenta anche una vera e propria vocazione. Con lei ti immergi veramente in un’atmosfera che ti fa pensare che non ci sia nulla di cui avere paura. Che ti puoi affidare tranquillamente a lei. Seguirla con tranquillità.
Perché questo lavoro?
Ovviamente viene naturale come prima domanda quella più banale, ma anche quella fondamentale: perché hai scelto proprio questo lavoro?
“Mi piace aiutare le persone”. Una risposta data chiaramente, con un sorriso e con la cosa più incredibile di tutte ad accompagnarla. È sincera, lo dice credendoci. Addirittura le brillano gli occhi.
Scusa occuparsi di onoranze funebri per aiutare le persone? Ribatto con tono sorpreso. Non glielo dico, ma sto pensando in fondo cosa possa fare per loro.
“Penso che ci sia una grande dignità in quel momento. Una dignità che va preservata. Una persona deve andare via a un certo punto, ma è bello che possa farlo con stile, con eleganza. È bello poter stare vicino alle persone che soffrono, supportarle, non per mettere alla burocrazia di opprimere la gente in un momento in cui vuole stare sola con i loro ricordi ed il dolore. Io ho sempre avuto un po’ la sindrome della crocerossina e credo che in quel momento le persone non vadano lasciate sole”. Impossibile spiegarlo Ma da come lo dice sembra essere immersa in un’atmosfera di totale tranquillità. Sembra quasi l’infermiera che ti dice che va tutto bene. Solo che chiaramente il contesto tende ad allontanare le persone da questa visione.
Non deve essere facile farlo? Le domando continuando a portare avanti il mio scetticismo.
“Non ho mica mai detto che lo sia. Cercare di essere vicini in quei momenti, non è certo facile non è certo per tutti punto devi avere una sensibilità devi sentire le persone, devi saperle ascoltare, saper essere una presenza discreta”.
Il solito problema italiano della burocrazia
Hai parlato di burocrazia, cosa secondo te andrebbe migliorato?
“Sinceramente non credo che debba essere lasciato ai singoli comuni il diritto di decidere sulle ultime volontà delle persone. Molto spesso il nostro lavoro è complicato da dove una persona muore. A tutti deve essere data la possibilità di scegliere come andare. Vessare le persone con l’eccessiva burocrazia in un momento simile, è qualcosa di assurdo punto io cerco di semplificare il tutto, e di per mettere una persona di uscire di scena con eleganza. La vita è una grande commedia sul palcoscenico del mondo. Molti pensano che un attore debba essere ricordato per come entra in scena. Ma molto spesso si viene ricordati per come si esce dalla scena. Io vorrei dare a tutti la possibilità di andare via con stile “.
A questo punto, se ne hai bisogno, puoi passarla a trovare per un caffè e sarà felice di illustrarti la sua visione nel dettaglio, e senza impegno.
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