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Il 9 febbraio 1984 veniva a mancare Jurij Vladimirovič Andropov, successore di Leonid Breznev come segretario generale del PCUS, il Partito Comunista dell’Unione Sovietica.
Fu un evento interessante. Soprattutto perché la successione venne affidata un esponente della vecchia guardia. Questi era l’ormai anziano Konstantin Černenko. Così facendo vennero ignorate tutte le richieste di rinnovamento che provenivano da molti settori dell’apparato sovietico.
Il secondo motivo di interesse è dato dal fatto che fu l’ultima volta che Enrico Berlinguer, quale segretario del Partito Comunista Italiano si recò a Mosca.
Mosca era la sede di riferimento dei comunisti di tutto il mondo e il primato di essa sulle segreterie dei partiti comunisti degli altri paesi, era in pratica universalmente riconosciuto. La dirigenza Sovietica del tempo era gerontocratica, incapace di rinnovarsi. La malattia di Breznev era stara tenuta nascosta per lungo tempo. Come anche quella del successore Andropov venne costantemente celata. L’URSS era guidata da una oligarchia di anziani dirigenti minati dall’età avanzata e spesso già malati.
Černenko stesso durò poco più di un anno.
Ma a Berlinguer restavano poco più di quattro mesi, per chiudere la sua esperienza umana. Oltre ad un capitolo importante per i comunisti sovietici, si sarebbe chiuso anche un capitolo importante per quelli italiani.
L’era Gorbaciov
La morte di Černenko spinse verso un segretario più giovane e riformista, con Gorbaciov che cercò di avviare le prime riforme di un sistema ormai irriformabile e non riuscì ad evitarne il tracollo.
Massimo D’Alema partecipò alla delegazione presente ai funerali di Andropov a Mosca, narrando l’esperienza nel libro: A mosca l’ultima volta, Enrico Berlinguer e il 1984. Importante spunto per capire la mentalità comunista che anteponeva il partito allo Stato. Una cronaca degli eventi interessante, della quale si nota che paradossalmente il capo del Governo era meno rilevante dei propri ministri. Poiché questi avevano posizioni più importanti nel partito e quindi prevalevano anche protocollarmente su di lui.
C’è un aneddoto particolarmente interessante. Al momento della presentazione del nuovo leader del partito, vero capo dell’Unione Sovietica i segretari dei partiti comunisti di tutto il mondo avevano precedenza sui capi di Stato.
Dunque Enrico Berlinguer, pur avendo fruito in qualità di ospite dell’aereo presidenziale, venne ricevuto prima dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Che seguiva di molto in coda. L’anziano capo di stato dovete fare una lunga anticamera, seppur contornato da illustri compagnia d’attesa.
Strano davvero però pensare che l’istituzione, titolata di rappresentare tutto il popolo italiano dovesse cedere il passo ad altri italiani. Quella stessa istituzione che nel nostro paese quelli italiani che dovettero passargli avanti, riconoscevano come la più importante.
Ma a Est era un altro mondo davvero.
Forse, per una questione di pratici rapporti di forza, quasi più suggestivo fu un altro fatto. George Bush Sr, vicepresidente americano, fu mandato a rappresentare Reagan. Rimase molto più indietro del segretario del Partito Comunista di San Marino.
Probabilmente altri contesti, altri uomini un altro tempo.
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