L’Unione delle Associazioni Italia Israele
Il 4 marzo in occasione dell’apertura ufficiale dell’Anno Accademico il Rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi ha invitato a parlare Anas Khalil, rappresentante del gruppo di studenti “Rompere l’assedio” e figlio dell’imam di Pisa che all’indomani del 7 ottobre aveva definito l’azione di Hamas un atto di resistenza contro Israele.
Nel corso di tale celebrazione solenne Anas Khalil ha usato termini quali “genocidio” ed “apartheid” da parte di Israele nei confronti del popolo palestinese ed invitato l’Università di Pisa a fare un passo indietro rispetto alla definizione operativa di antisemitismo IHRA, già adottata nel 2018 dall’ateneo pisano, quale atto di riparazione della città in cui furono firmate le leggi razziali.
L’UAII (Unione Associazioni Italia Israele) ha posto immediatamente l’accento sull’assoluta mancanza del rispetto di contraddittorio e ritenuto inaccettabile l’utilizzo di tale contesto istituzionale per dare spazio ad un vero e proprio comizio, che ha determinato anche la presentazione di due interpellanze parlamentari al Ministro dell’Università e Ricerca Bernini, di cui una presentata dal deputato pisano della Lega Edoardo Ziello.
Per questo abbiamo immediatamente richiesto un incontro con il Rettore Prof. Zucchi al quale abbiamo avuto modo di rappresentare che i termini sono importanti, soprattutto in un contesto culturale come l’Università, e che la parola genocidio ha un significato molto preciso stabilito dalla definizione giuridica secondo cui fu concepita da Lemkin per descrivere i crimini commessi dai nazisti contro gli Ebrei durante la seconda guerra mondiale e che pertanto non lo si può applicare ad Israele.
Del pari anche con riferimento al termine aparteheid non c’è niente di più lontano per descrivere la condizione dei cittadini arabo-israeliani, drusi e beduini in Israele, visto che essi raggiungono i livelli più alti di leadership nel mondo accademico; che uno dei giudici della Corte Suprema è arabo; che alla Knesset sono rappresentati tre partiti arabi e persino un partito arabo-ebraico e nel 2021 Mansour Abbas, leader della Lista araba unita è entrato nel governo formato da Yair Lapid e Naftali Bennett; tanti arabi musulmani e cristiani, tutti i drusi e molti beduini decidono di servire nell’esercito israeliano (IDF), dove da sempre ricoprono anche ruoli di comando perdendo la loro vita per uno Stato in cui si riconoscono e credono.
Questi, ed altri, gli argomenti che avevamo richiesto al Rettore Zucchi, in un incontro tenutosi la scorsa settimana, di poter illustrare anche al Senato Accademico indetto per oggi, che avrebbe dovuto essere aperto anche ad interventi esterni, così come lo stesso Rettore aveva preannunciato con una sua nota pubblicata sul sito dell’Università di Pisa, ed al quale invece non ci è stato concesso di partecipare per una sua scelta discrezionale
Un diniego che, purtroppo, non ha consentito ad UAII di rappresentare in Senato Accademico quegli studenti israeliani che si sentono oggi chiaramente minacciati dal clima di ostitlità nei loro confronti e per sostenere la mozione promossa dalla Prof. Alessandra Veronese per avanzare la richiesta – come si legge nella stessa mozione – “che tutti i nostri studenti, a prescindere dalla nazionalità o dalla fede religiosa, possano sentirsi accolti nella comunità accademica senza temere discriminazioni e/o minacce a prescindere dalla nazionalità o dalla fede religiosa”; che venga rifiutata ogni forma di boicottaggio verso le università israeliane; che sia mantenuta la definizione operativa di antisemitismo IHRA; che vengano promossi incontri di approfondimento volti a favorire la comprensione del conflitto israelo-palestinese; condannare le violenze subite dagli uomini e donne israeliani il 7 ottobre.
Auspichiamo, pertanto, che il Rettore ed il Senato Accademico abbiano voluto, comunque, accogliere tutte queste nostre istanze e quelle della Prof. Veronese per allontanare un pericoloso clima di faziosità intellettuale ed inaccettabile revisionismo storico, ristabilendo un ambiente più sereno per gli studenti israeliani, nonché quel confronto dialettico che si conviene in un contesto accademico, perché le menzogne vanno contrastate altrimenti si ripetono e rischiano di diventare verità.
Celeste Vichi
(Presidente Unione Associazioni Italia Israele)
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