I Lupi di Toscana erano un’istituzione a Firenze, con la loro sede alle porte della città prima di Scandicci.
Un po’ di storia
Il 1° luglio 1862 venne costituita una Brigata Granatieri (7° e 8° Rgt) alla quale fu assegnato il nome di “Toscana”, mutato dieci anni dopo in 77° e 78° Rgt.F. “Toscana”.
Dopo la battaglia di Adua e la campagna di Libia, allo scoppiare della Prima Guerra Mondiale, i Reparti del Reggimento ebbero modo di distinguersi, nell’ambito della Brigata Toscana, in azioni sul fronte austro ungarico, arrivando a conquistare il Monte Melino a Castel Condino a Trento e guadagnarsi il rispetto del nemico che, sbigottito, li chiamò “Lupi”, quali implacabili Fanti della Brigata Toscana. Il Reparto venne insignito della Medaglia d’argento al V.M. (Sabotino, Gorizia), della Medaglia d’oro al V.M. per le azioni del 78° durante tutta la Prima Guerra Mondiale, ed anche della Croce di Cavalierato dell’Ordine Militare d’Italia.
I Lupi di Toscana si distingueranno anche nella Seconda Guerra Mondiale sul fronte Greco Albanese a Klisura e Zona Tepeleni, in Francia nel marsigliese e poi, dopo l’armistizio, a Cerveteri contro unità motorizzate tedesche.
Unità di eccellenza della Fanteria, si ricostituirà nel dopoguerra nella Caserma “Gen. Ferrante Gonzaga” alle porte di Scandicci, costituendo per generazioni di fanti il luogo deputato allo svolgimento del loro servizio di leva, e sede di addestramento preliminare per personale che poi destinato alla Brigata Paracadutisti “Folgore”.
Per l’ottimo comportamento in Somalia nel 1993, venne conferita la Medaglia d’Argento al valore dell’Esercito alla Bandiera.
Nel 1995 a seguito della ristrutturazione dell’ esercito Italiano decisa dall’Autorità Centrale, il Reggimento fu sciolto e la Bandiera portata al Museo delle Bandiere, presso l’Altare della Patria, a Roma, per poi essere ricostituito nel 1998 come Reggimento Addestramento Volontari a Scandicci.
La Bandiera, ritornata a Firenze nella caserma Gonzaga, vi rimarrà solo un decennio: il 28 marzo 2008 il Reggimento viene nuovamente e definitivamente soppresso, la Bandiera portata nuovamente al Museo delle Bandiere, presso l’altare della Patria a Roma, dove attualmente è custodita.
Lo stato attuale della caserma Gonzaga
In questa vicenda travagliata di scioglimenti e ripensamenti tutti in stile italico, la Caserma Gonzaga ha, negli anni, beneficiato di vari interventi volti al mantenimento e ammodernamento delle strutture, non ultimo il risanamento che ha previsto tra l’altro il rifacimento dei tetti e grondaie, all’atto della ricostituzione nei primi anni 2000. Tutto ciò finalizzato anche a recepire il personale femminile nel frattempo ammesso a far parte delle Forze Armate.
Ma proprio questo oneroso risanamento, ha reso paradassolmente la struttura appetibile alla delinquenza comune nel momento in cui l’accasermamento è stato di fatto abbandonato.
Per oltre due anni un sottufficiale, dopo la cerimonia di chiusura del Reparto, ha occupato da solo un ufficio ormai privo di ogni utenza, telefono e riscaldamento, ed ha meritoriamente e diligentemente provveduto alle pratiche di chiusura del Reparto ed a fornire un ben che minimo servizio di guardia al bene comune, nei limiti delle sue possibilità.
Ma ciò non è stato ovviamente sufficiente ad impedire che gli edifici venissero spogliati dapprima del rame di cui era stato rivestito il tetto ed i gocciolatoi, degli apparecchi igienici fino addirittura ai vecchi termosifoni di ghisa istoriata della Palazzina Comando e Circolo ufficiali, che sono stati fatti rotolare giù per le scale di marmo causando sotto il loro peso danni alle scalinate stesse che appaiono ad oggi distrutte. Tutto questo materiale sottratto è stato fatto passare da un foro nel muro di cinta prospiciente il retro, lato Bagnesi, contribuendo alla distruzione di ciò un tempo era una struttura rilevante.
Un anno fa la struttura stessa è stata oggetto di uno sgombero da parte del Comune di Firenze, a seguito di una segnalazione delle opposizioni, dall’occupazione abusiva di 35 famiglie Rom con numerosi minori; abbattute le strutture provvisorie e pericolanti, ad oggi risulta ancora occupata da sbandati, nella preoccupazione degli abitanti delle abitazioni limitrofe che affacciano la Caserma.
Il punto sulle prospettive future
Quella che fu un simbolo glorioso dell’ardimento toscano e che tanti giovani Lupi di tutte le generazioni ha tenuto a battesimo nell’assolvimento del loro servizio militare, è oggi una struttura fatiscente, quasi inquietante nella sua perduta solennità.
Negli anni si sono avvicendati proclami delle varie amministrazioni comunali, tutte del medesimo colore politico, in merito alla sua riqualificazione: nel 2014 la Caserma è passata dal Demanio alla proprietà del Comune di Firenze che lanciò nel febbraio del 2015 un avviso pubblico per sondare la fattibilità e la sostenibilità economica per una riqualificazione basata sull’ housing sociale, chiamando a tale scopo a raccolta anche architetti di fama per la sua realizzazione
Nel 2017 il Pd scandiccese si oppose ad un progetto di realizzazione di una moschea nell’area della ex Caserma: furono mesi di grande polemica che vedeva il sindaco di Firenze Nardella insistere per la sua realizzazione e addirittura l’assessore Bettarini all’urbanistica dichiarare che l’edificazione del luogo di culto islamico era “cosa fatta”, e che sarebbe stata finanziata da fondi della comunità musulmana fiorentina.
L’area all epoca fu individuata come soluzione temporanea al Ramadan, ma Sindaco ed assessore si dicevano convinti che tale soluzione sarebbe di lì a poco divenuta definitiva.
Al grido di contrordine compagni, ed alle vibrate proteste dei cittadini scandiccesi, con buona pace della loro cultura dell’integrazione , a giugno del 2018 Palazzo Vecchio ha presentato la scelta del progetto definitivo sulla riqualificazione dell’area, dopo un concorso tra sessanta progetti, tra cui ha prevalso quello dello studio dell’architetto Paolo Luigi Poloni di Luino della provincia di Varese.
Il masterplan prevede un lungo percorso nel quale si alterneranno spazi pubblici, aree verdi e percorsi ciclo-pedonali, per terminare nella piazza principale dei Lupi di Toscana, ove verrà conservato l’edificio principale dell’ex Palazzina di Comando.
O almeno ciò che ne resta, stanti le devastazioni di questi anni.
Tale struttura dovrà rimanere intatta in quanto vincolata dalle Belle Arti.
Solo una quota, dichiarata prevalente, pari a 22mila metri quadri, sarà destinata all’housing sociale, circa metà invece sarà al solito destinata ad uso commerciale, uffici ed asseriti spazi sociali, culturali e legati all’istruzione.
I tempi?
L’assessore Giovanni Bettarini, già, lo stesso della “cosa fatta” per quanto riguardava la realizzazione della moschea, ha previsto un iter veloce, che iniziera’ proprio in questi giorni con la variante urbanistica, e che si possa concludere nel prossimo mandato.
Mandato che auspicabilmente i fiorentini decideranno di affidare ad altra compagine politica, vista la evidente contradditorieta’ ed inerzia della attuale amministrazione nel recupero di un’area che è più di dieci anni che aspetta di uscire da un desolante stato di abbandono e di degrado, oggetto di saccheggio i cui danni, sono ormai irreparabili: in tale attesa sono stati prodotti scempi a beni artistici vincolati che appartengono alla nostra memoria, alla nostra storia e a tutti noi. Ed al solito nessuno ne è responsabile.