M5S, il Senatore Dessì: “Noi il partito più verticistico, se ne andranno anche altri”.
“Siamo diventati il partito più verticistico tra le forze politiche. Siamo nati per combattere i poteri forti, le massonerie, la mafia e ora si ha paura del confronto interno”. In un’intervista a Il Messaggero di Roma, il senatore Emanuele Dessì non usa mezze misure per stigmatizzare la cacciata del collega Paragone anche se, precisa, “su tanti temi non sono d’accordo con lui”.
Però Dessì osserva che in una settimana “abbiamo perso un pezzo di quelli che guardano a sinistra e un altro pezzo di quelli che guardano a destra”, ciò che non rappresenta per nulla “un segnale di forza” ma genera conduzione: “Noi abbiamo fatto sempre dell’ascolto la nostra forza” ma adesso “la base non capisce più chi siamo e cosa vogliamo”. E quanto alle prossime probabili espulsioni già calendarizzate, Dessì osserva che se “si pensa di gestire i gruppi dicendo o paghi o ti caccio, o spingi il bottone o ti caccio” allora “c’è un grosso problema”.
Problema che si materializza in questa dichiarazione: “Qui non può decidere uno solo e chi non è d’accordo con il suo verbo deve andare via”. Un esplicito atto d’accusa ai modi di fare del leader politico Luigi Di Maio, che rappresenta la punta di una “classe dirigente che non riesce più a dare una narrazione, ad avere una visione di Paese”. “Dico no ad una omologazione forzata” conclude Dessì, per il quale “la linea politica va decisa dal basso” in quanto “i parlamentari vogliono partecipare alla vita democratica, non in maniera fittizia” mentre “le decisioni vengono calate dall’alto”. “Noi non sappiamo mai nulla” chiosa Dessì, “vale per ogni questione o provvedimento”.
Altri due deputati hanno lasciato il Movimento e passano al Gruppo Misto.
Sono Nunzio Angiola e Gianluca Rospi. “Ho deciso, con grande rammarico, di abbandonare il M5S. Il mio dissenso non deriva da un personale cambiamento di opinioni, ma dalla presa d’atto che, chi più chi meno, i vertici del Movimento hanno preferito trincerarsi in una chiusura pregiudiziale nelle proprie granitiche convinzioni. La mia odierna decisione non è da porsi in connessione con quella di altri colleghi parlamentare, come Lorenzo Fioramonti”, ha annunciato Argiola.
“Come preannunciato, per una serie di ragioni ho dato il mio voto di fiducia al governo Conte, ma non ho votato la legge di bilancio, manifestando vivo disappunto per la compressione delle prerogative parlamentari e per l’approvazione di provvedimenti che, nella mia qualità di professore universitario, non potevo accettare”, chiarisce il deputato pugliese.
Che poi va all’attacco: “Ho più volte denunciato scarsa collegialità e scarsa attenzione ai singoli parlamentari, sia come persone sia come professionisti, con tutte le conseguenze che ciò può comportare in termini di visibilità nelle scelte legislative e di governo”.
Anche Rospi parla di gestione “verticistica e oligarchica” del Movimento. “Ho consegnato al presidente della Camera Roberto Fico la mia decisione di lasciare il gruppo M5S e approdare al Misto, scelta da non ritenersi attinente a quella di altri colleghi che in questi giorni stanno lasciando il movimento”.
Anche lui, come il collega Angiola, non condivide la manovra e attacca la “mancanza di collegialità nelle decisioni all’interno del gruppo”. “Ristrette minoranze, attacca, decidono per la maggioranza: il M5S non vuole più dialogare con la base. Non ho cambiato idea, ho preso atto di una chiusura del Movimento nei miei confronti”.
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