La giravolta grillina si ripercuote chiaramente sulla strategia italiana. Strategia che vede chiaramente un contributo fondamentale dall’avvento del Partito democratico, da sempre una delle colonne portanti del “partito filo-francese” interno all’Italia. E così ecco che è arrivata la svolta: da avversari a alleati il cambio di passo è stato brevissimo. E lo si vede soprattutto in chiave militare, dal momento che l’Eliseo punta da tempo a prendere le redini di ogni iniziativa militare europea che però non abbia, necessariamente, il placet dei Ventisette. Specie dopo l’uscita di scena dell’altra potenza militare Ue: il Regno Unito.
Così, visto che da Washington è arrivato il niet e la Turchia di Recep Tayyip Erdogan continua a infiltrarsi nella regione africana, ecco che dalla Francia è arrivata una nuova idea: chiamare a rapporto gli alleati europei. E l’Italia non poteva certo rifiutarsi. Come scriva anche La Stampa, è chiaro che gli obiettivi strategici italiani siano chiari: da una parte rafforzare il fronte meridionale della Libia bloccando i flussi di migranti e ribelli provenienti dal cuore dell’Africa; dall’altra parte trovare maggiori convergenze con la Francia al fine di trovare un sempre maggiore allineamento sui vari dossier internazionali.
Dossier che però non trovano spesso convergenze tra Italia e Francia, specialmente in Africa. In Libia, Parigi ha sempre fatto il possibile per fermare la strategia italiana. In Sahel, come ricordato prima, la Francia ha fatto di tutto per evitare i nostri soldati operassero liberamente in Niger. in Egitto abbiamo interessi decisamente divergenti: come dimostrato dallo scontro sull’export militare. Ma adesso le cose vanno bene (per Parigi): l’Italia avalla tutte le proposte francesi. E Macron ringrazia.
Lorenzo Vita per www.ilgiornale.it