MARINE E MACRON
Marine Le Pen ha vinto! Sul piano elettorale e politico. Certo, elettoralmente non è detto che il secondo turno di queste legislative le assegni la maggioranza assoluta in Parlamento.
Ma, anche se dovesse accontentarsi di una maggioranza relativa, resta il grande significato della sua vittoria: soprattutto sul piano politico. Perché ha infranto la “conventio ad escludendum” nei suoi confronti, assorbendo gran parte dell’area gollista rimasta priva di riferimenti certi.
E perché ha annichilito per la seconda volta il presuntuoso Macron, che si era illuso di poter ripetere l’operazione realizzata anni addietro da Chirac contro Le Pen padre.
Ma Chirac era Chirac, mentre Macron è solo Macron
La vittoria di Marine Le Pen acquista inoltre un indubbio valore storico per il semplice fatto di mettere seriamente in discussione l’impianto ideologico di questa Unione Europea, tutta tesa a sacrificare gli Stati europei sull’altare della costruzione del mega-Stato di Maastricht.
Funzionale agli interessi di una bizzarra Commissione europea dagli amplissimi poteri, i cui componenti non vengono scelti tramite il voto degli elettori bensì tramite trattative riservate nel chiuso di segrete stanze.
In barba ai sentimenti e alle aspettative delle Nazioni d’Europa, il cui voto viene spesso svuotato di senso o addirittura aggirato.
Come è accaduto proprio in Francia dopo che il referendum popolare del 2005 bocciò il Trattato costituzionale europeo
Tale esito referendario venne infatti abilmente vanificato con la riproposizione dei contenuti della Costituzione bocciata nel Trattato di Lisbona del 2007. Trattato che la Commissione europea (ben guardandosi dal ricorrere a referendum popolari) fece approvare dai vari Parlamenti nazionali.
E fu così che quello francese, allora dominato dai Socialisti, approvò nel 2009 il Trattato di Lisbona. Ora Macron in questi anni è stato visto come l’esponente più autorevole e rappresentativo della elitista Europa di Maastricht.
La quale punta a creare una specie di Stato sopranazionale contro gli Stati nazionali. Cosa che, in Francia ed in Europa, non gli ha portato molti consensi; anche perché in contrasto col sogno originario di una Europa delle Nazioni rispettosa delle sue varie identità e sovranità.
Tema, quest’ultimo, peraltro caro non solo ai cosiddetti sovranisti ma anche a coloro che avvertono ancora la suggestione dell’ideale mazziniano di una Giovine Europa capace di accogliere in sé le diverse risorgenti Nazioni.
Difficile però pensare che il successo elettorale e politico della Le Pen -che è la spia di un malessere europeo oltre che francese- porti a sconvolgimenti immediati.
Perché la Commissione Europea continuerà nel suo autoreferenziale disegno, chiudendosi in se stessa con una rabberciata alleanza liberal-popolar-socialista che insisterà su temi invisi alle genti d’Europa.
Ci vorrà ancora tempo affinché qualcosa cambi veramente
Il che è ovviamente indicativo dello stato comatoso in cui versa questa decadente Unione Europea. Condannata, in assenza di cambiamenti, ad una totale insignificanza politica nel nuovo mondo globale che va nascendo.
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