Roma, 20 giugno – A quasi due mesi dalla prima uscita pubblica del 2 maggio scorso in piena fase 1, le Mascherine tricolori tornano di nuovo in strada per l’ottavo sabato consecutivo. Questa volta, però, l’evento non coinvolge decine di città in tutte le regioni: i manifestanti si sono dati un appuntamento unico a Roma, dove in Piazza Bocca della Verità sono giunti in circa 2 mila da ogni parte d’Italia per chiedere le dimissioni del governo Conte, ormai palesemente inadeguato a gestire l’emergenza economica che sta seguendo quella sanitaria.
UNA PIAZZA VARIEGATA
Lavoratori dipendenti, liberi professionisti, commercianti, artigiani, cassintegrati. Alla manifestazione hanno partecipato, prendendo anche la parola dal palco allestito in piazza, cittadini di ogni estrazione, tutti a vario titolo colpiti dall’insipienza di un esecutivo incapace di dare risposte concrete. In attesa di un cenno da parte dell’Unione Europea che non arriverà mai, men che meno sotto forma di aiuti di qualsiasi tipo. A farne le spese sarà l’economia nazionale e con essa tutte le categorie produttive.
Per invertire la rotta serve lo “stop alle tasse per le imprese per l’intero 2020“. Insieme ad un importante stanziamento – diretto, senza passare tramite gli istituti di credito – a fondo perduto per chi ha più sofferto nelle lunghe settimane di chiusure imposte. Ma anche “liquidità immediata per le famiglie e le fasce più deboli della popolazione”. Insieme ad un “piano di intervento straordinario per salvare il settore del turismo che rischia di scomparire, aiuti massicci e regole meno stringenti per bar, ristoranti, palestre e tutte quelle attività che rischiano di chiudere”.
Il movimento propone poi una “sanatoria per tutte le multe elevate durante l’emergenza sanitaria”. La ridefinizione delle regole “per far ripartire veramente la scuola e garantire una formazione” e che non si prolunghi ulteriormente lo stato di emergenza. Basta cedere ulteriori “libertà alla dittatura sanitaria”. Una piattaforma concreta, articolata e fattibile: idee e concetti che fanno a pugni con l’ansia da annunci e promesse tipica del Conte bis, per cui le Mascherine tricolori chiedono che si vada al voto. In modo che la parola torni al popolo, il prima possibile.
Il momento dell’Inno di Mameli