Mattarella e la sfida americana
Mi dispiace, ma non me la sento di unirmi alla standing ovation tributata dal Parlamento a Sergio Mattarella
Perché, a mio avviso, il Presidente della Repubblica nel suo discorso di Marsiglia ha sbagliato.
Sia stabilendo un improprio paragone tra il Terzo Reich di Hitler e la Russia di Putin che non regge: né dal punto di vista storico né tantomeno dal punto di vista politico
Sia esondando abbondantemente dai propri compiti costituzionali, che non prevedono certo esternazioni in materia di politica estera.
Ambito, questo, riservato all’iniziativa del Governo. A parziale giustificazione di Mattarella può essere semmai adotto il fatto che il discorso contestato è stato pronunciato in occasione del conferimento di una laurea ad honoris alla sua persona (e non alla figura del Capo di Stato) e che egli ha perciò espresso una posizione personale.
Ma anche in tal caso, poiché è comunque difficile separare la persona dalla funzione temporaneamente esercitata, non si può non rimproverare una mancanza di prudenza
E poiché Mattarella ha fama di uomo prudente e dai modi felpati, quel suo scivolone ha colpito l’immaginario di molti. Suscitando l’indignazione della Russia, la quale ha duramente reagito con la portavoce del Ministero degli Esteri, e alimentando numerose polemiche anche in Italia.
Polemiche che, seppur coperte dal formale plauso parlamentare, persistono nell’opinione pubblica generando congetture d’ogni genere. E il tutto mentre si sta finalmente, e faticosamente!, avviando il processo che dovrebbe condurre ad una pace in Ucraina
Tant’è che taluni sostengono che Mattarella abbia volutamente creato un caso diplomatico, in tacito accordo col suo collega d’Oltralpe, per lanciare una provocazione agli Americani. I quali ora, con Trump, intendono porre fine ad una guerra da loro stessi preparata e incoraggiata con Biden!
Senza curarsi della Unione Europea rimasta al palo, e col cerino in mano. Per carità: tutto può essere, ma è una tesi che non mi convince.
Credo piuttosto che il problema di Mattarella, comune alla maggior parte della classe politica italiana ed europea, sia quello di essere finito, come dire, fuori tempo
Fermo cioè alla retorica (o, se preferite, alla narrazione) dell’Ordine globalista. Un Ordine che vedeva un dominus intento ad imporre regole erga omnes usando il braccio armato della Nato e il braccio politico della Unione Europea. Unione, sempre più illiberale, cui veniva assegnato il compito di inquisire e giudicare i Paesi renitenti alle regole e agli impegni dell’Ordine globalista, sostenuto dai detentori della finanza e dei mezzi di comunicazione.
Ebbene, proprio la guerra in Ucraina ha frantumato quell’Ordine già incrinato da irreversibili processi storici: quali la crescita dei Brics, la dedollarizzazione dei commerci internazionali, e lo sviluppo impetuoso di nuove potenze economiche in Asia e Medio-Oriente
In pochi anni il mondo è rapidamente e radicalmente cambiato. In maniera caotica, certamente, ma facendo cadere il velo della generale ipocrisia che ricopriva di nobili ideali interessi economico-commerciali e ambizioni di egemonia geo-politica.
Ed ora l’amministrazione americana guidata da Trump sta lavorando alla costruzione di un nuovo Ordine internazionale sulla base di una triangolazione negoziale tra Superpotenze (USA, Russia e Cina) in concerto con potenze regionali presenti nei vari emisferi. È un nuovo Ordine dove la NATO e l’Unione Europea, per come le abbiamo conosciute, non avranno più un ruolo essenziale: sono superate. Il che non significa che non conteranno più nulla ma che dovranno reinventarsi, ripensando al loro modo di essere e di porsi.
Viviamo insomma una totale e profonda trasformazione epocale delle entità sovranazionali e delle relazioni internazionali
Trasformazione nella quale solo il tempo ci dirà quale ruolo potremo avere, come Italiani ed Europei in generale. Ma una cosa è certa: per acquisire un ruolo nel nascente Ordine dobbiamo innanzitutto abbandonare i vecchi schemi ideologici (ereditati in parte dalla guerra fredda e in parte dalla globalizzazione) per guardare con lucidità a quanto sta accadendo e per cogliere possibilità e opportunità di presenza e di crescita.
Mettiamo quindi da parte concetti e preconcetti del passato, e lasciamo perdere antiquate parole d’ordine: non servono a nulla
Non è più tempo di pretestuose polemiche ideologiche, di vecchi arnesi della politica e di ripicche da comari. Cerchiamo di favorire con ogni mezzo il processo di pacificazione in Ucraina, prendendo atto della realtà e tralasciando grottesche pose guerriere.
Perché una guerra così insensata non può continuare ad esigere un continuo tributo di vite umane
E dedichiamoci seriamente alla nuova sfida americana lanciata alla vecchia Europa, per capire come riprendere un cammino di crescita economico-sociale e come consolidare i nostri valori di libertà e democrazia. Ma soprattutto proviamo a guardare il futuro con coraggio e con mente libera.
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