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Un Conte tris sarebbe oltre che scioccante per la nostra democrazia, soprattutto devastante per qualunque faccia possa aver mantenuto Matteo Renzi in questi anni. La possiamo mettere come vogliamo ma se alla fine di questa sciarada, perché nulla è più di ciò, Conte resterà a Palazzo Chigi lui sarà inevitabilmente rafforzato e Renzi totalmente delegittimato.
Si può ben capire, che non ci sia la minima volontà da parte dell’ex rottamatore di rottamare se stesso. Ossia le urne non sono mai state una prospettiva per l’ex sindaco di Firenze. Questo glielo impone da una parte la logica, sarebbe ridotto la totale inconsistenza numerica in caso si andasse al voto. Dall’altra il fatto che sin dall’inizio ha sempre puntato a massimizzare e capitalizzare la sua partecipazione al governo. Dunque basterebbe qualche poltrona in più.
E quella potrebbe essere una conquista strategica ben apprezzata dagli osservatori di Palazzo. Una compensazione di rilievo per chi deve tenere in piedi un apparato politico che perde ogni giorno consistenza.
Però c’è un’altra considerazione da fare.
Sarebbe Conte il vero vincitore
Alla fine Conte rischierebbe di uscirne rafforzato, e Matteo Renzi totalmente delegittimato. Infatti qualunque soluzione che dovesse portare alla permanenza di Conte a Palazzo Chigi sarebbe alla fine dei conti uno smacco devastante per il poco solido prestigio di Matteo Renzi.
La carriera politica delle ex enfant prodige sembra votata ad un declino rapido ed inarrestabile.
Ma pensiamo quanto sarebbe ancora più peggiorato, per tutto quello che è Matteo Renzi, esito nel quale addirittura Conte riuscisse a sottrargli parte dei suoi parlamentari, poco desiderosi di tornare alle urne tenendolo totalmente fuori dall’azione di governo. La sua marginalizzazione rischierebbe di accelerare rapidamente la colata a picco di una nave che imbarca sempre più acqua.
Ma il vero grande problema di Renzi è alla radice: lui non è assolutamente credibile come persona pronta a ridare la parola agli italiani. Lui teme come la peste il giudizio degli italiani. Non è disposto a giocarsi tutto. E questo potrebbe essere anche comune a molte altre crisi. Il suo vero problema è che tutti sanno benissimo che il suo bluff non è credibile.
È un giocatore di poker che ambisce ad un piatto troppo grande e, per il basso punto che ha in mano e che tutti gli altri conoscono.
L’uomo che 7 anni fa aveva in mano l’Italia ormai è sempre più vicino al destino di personaggi Fini, Rutelli, Casini. La marginalizzazione o l’esclusione.
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